Questa mattina l’ho fatto, dopo tanto tempo. Mi sono alzata dal divano diretta verso la doccia, con la precisa idea di domare i miei capelli ricci. Era tanto, troppo tempo che li assecondavo e avevano bisogno – letteralmente – di una raddrizzata. Mi sono armata di shampoo super-idratante, maschera lisciante, balsamo spray di ultima generazione, olio per proteggerli dal calore, spazzola, phon, piastra e giù, capelli sotto l’acqua: lavati, spazzolati, sciolti i nodi, perfettamente lisci, da bagnati… Sembrava tutto così lisciamente perfetto.
Non sto qui a farvela lunga, raccontandovi di come, ciocca asciutta dopo ciocca asciutta, la sensazione di onnipotenza verso il capello si sia trasformata in consapevolezza sulla superiorità della natura. Dico solo che a metà trattamento mi sono messa a testa in giù, ho dato una bella arruffata ai capelli con le mani e il liscio è diventato un lontano ricordo, trasformandosi non nel mio bel riccio tradizionale, ma in un mosso informe: una specie di criniera da leone malconcio.
E ora, il perchè di questo aneddoto, il morale della fiaba, per dirlo con le parle di Esopo, che ogni sera leggo alle mie bambine. E’ inutile andare contro la propria natura o contro quella di qualcun altro; ciascuno nasce con delle proprie peculiarità e quando si forza troppo la mano per diventare o far diventare altro, si ottengono soltanto delle cose informi e venute male. Proprio come i miei capelli mezzi lisci e mezzi lisci: nè carne, nè pesce. Passiamo anni a farci la guerra, a non accettarci, a cambiare per gli altri, senza capire che quelli che apparentemente sono difetti possono diventare punti di forza. Come diceva mio nonno “ciò che nasce tondo, non può morire quadrato”… Ma – dico io – il tondo perfetto lo sapeva fare solo Giotto e non è che sia cosa da poco. Amatevi, cambiate solo per voi stesse, lasciate perdere chi vuole cambiarvi troppo: ognuna di noi è unica e speciale e non è giusto che si plasmi o si lasci plasmare in qualcosa che non è.