Velo si o velo no? Questo è il dilemma. Quando parliamo di matrimonio, alle future spose si presenta puntualmente il problema di decidere se sia il caso o meno di usare, tra gli accessori dell’abito, il velo. E se si: meglio un velo da sposa lungo con strascico o corto? Insomma, la questione è di particolare importanza e, non sempre, di facile soluzione. Ma da dove proviene l’usanza del velo? Dall’antica Roma, pare, dove le puellae romane lo impiegavano, se il matrimonio era combinato, per nascondere la sposa sotto un velo per coprire il suo volto: questo avveniva soprattutto quando la sposa non brillava particolarmente per bellezza. Lo sposo poteva alzare il velo solo alla fine della cerimonia. Della serie: sei brutta? Allora copriti, che è meglio!
Non solo: la sposa dell’antica Roma indossava sopra il velo pure una coroncina di mirto e fiori di arancio: questa corona era un simbolo di vittoria per la sposa che era riuscita a non cedere alle tentazioni travolgenti e laceranti della passione e aveva preservato intatta la sua verginità. Per questo esso si trasformerà, nei secoli successivi, in simbolo di purezza. Nel Medioevo, invece, il velo della sposa serviva anche per proteggersi dal malocchio e da spiriti maligni vari. Nel Novecento diventa un elemento inscindibile dell’abito e le sue caratteristiche cambiano in base alla moda e al gusto personale.
L’uso del velo da sposa cambia anche a seconda della latitudine a cui ci troviamo: in Giappone, ad esempio, la tradizione vuole che il velo venga indossato dalla sposa per nascondere la sua gelosia. Da noi, invece, si dice che debba essere donato alla futura sposa da una donna a lei vicina e che ha avuto un matrimonio felice, allo scopo di garantirle un matrimonio felice. Inoltre, riguardo la lunghezza del velo si dice debba essere di un numero di metri pari agli anni di fidanzamento. Ma a voi il velo piace o no? E soprattutto sarà vero che funzionerà contro il malocchio e che garantirà un matrimonio felice? A voi l’ardua sentenza.