Toglietemi tutto, ma non il jeans. Se esiste un capo che non può mancare in ogni guardaroba che si rispetti, questo è il jeans; in ogni forma e colore, non esiste altro capo così versatile, capace di risultare sportivo o bon-ton, basico o ricercato a seconda degli abbinamenti. Simbolo di libertà, non-convenzionalità, naturalezza, da portare con tacchi a spillo, ballerine, stivali, sneakers, perchè non esiste scarpa che non abbia il suo jeans di riferimento… Il capo perfetto per le mamme, insomma, a patto di scegliere quello giusto.
Prima, però, un pò di storia, tanto per fare cultura. I primi ad utilizzare i famosi pantaloni furono, alcuni secoli fa, i marinai genovesi, che si resero conto di come quel cotone così resistente fosse adatto per il loro duro lavoro, poichè anche indossato bagnato rimaneva comunque comodo; da qui il nome jeans (da Genes, Genova). Blue poichè la colorazione meno deteriorabile con cui trattare questo cotone era appunto il blu. Nel 1853 un certo Levi Strauss importò questo capo dalla Germania negli Stati Uniti e da lì il jeans ha iniziato la sua vorticosa ascesa, trapassando ceto sociale e culture. E il termine denim, oggi tanto in voga? Sempre Mr.Levi’s nel 1860 scelse un nuovo materiale, optando per il denim (da “de Nimes”), un cotone di origine francese altrettanto indistruttibile, ma un tantino più comodo. Dodici anni dopo – era già iniziata l’epoca dell’imitazione selvaggia – l’allora poco più che trentenne signore brevettò le classiche cinque tasche e i passanti per la cintura. Da lì in poi, il jeans si è imposto come capo cult (avete presente un certo Marlon Brando o la cultura hippie?) e come un qualcosa che accompagna l’umanità nel suo progresso, sempre uguale, ma diverso.
E per noi comuni mortali, quali sono le date salienti? Beh, io proporrei gli anni Ottanta, quando sono comparsi sul mercato i primi lavaggi particolari e i fantastici slim e skinny – poi miseramente accantonati per più di un decennio – ma, soprattutto il 1994: l’arrivo della lycra ad ammorbidire quella tela così dura, che a volte faceva male solo piegando le ginocchia, cosicchè il jeans ha iniziato a fasciare le nostre forme femminili, differenziandosi nettamente per alcuni anni da quello maschile (ora il mio compagno li ha più fascianti e stretti alla caviglia dei miei, ma siamo gente moderna…).
Mini Miller by Dsquared2 |
Oggi non ci resta che scegliere il nostro brand preferito e cercare di non cadere nel tranello di acquistare un
certo modello solo perchè l’ha fatto la nostra amica. Come per ogni capo, dobbiamo scegliere quello che più si addice alla nostra personalità e, ahimè, al nostro fisico. Quindi: personalmente non vorrei mai separarmi dai miei Mini Miller di Dsquared, baggy e tagliati quasi a metà polpaccio, ma vanno bene per chi è piuttosto alto, così come quelli a zampa che purtroppo stanno tornando nelle vetrine (scusate, ma proprio non li sopporto).
Direi che uno skinny non si nega a nessuno, a patto non sceglierlo a vita bassa se avete un pò di pancetta: in quel caso faranno al caso vostro i nuovi jeans a vita altissima (alcuni quasi sotto il seno) abbinati ad una camicetta fasciante infilata dentro (di solito chi ha la pancetta ha anche un bel seno, beate voi). Volete un’indicazione sulla marca da non farvi mancare assolutamente?
L’italianissima Diesel, i cui modelli sono molto simili a quelli ultracostosi di Dsquared e, se volete dare risalto alle forme, Met (nessuno come Met riesce a creare un bel fondoschiena dal nulla).
Per il resto, date spazio alla fantasia…
Arrotolati alla caviglia in stile boyfriend, baggy, wide leg, strappati, con applicazioni, stinti ad arte o colorati, va bene tutto. E se non avete voglia di ripassare da casa per cena, infilate un borsa un bel tacco a spillo e il vostro fedele jeans si trasformerà in un bel capo da sera.
Insomma (quasi) tutto concesso; unica raccomandazione: vi prego, evitate l’effetto denim integrale, anche se qualche stilista ce lo sta proponendo… Fa tanto urban cowgirl e le tonalità quasi mai identiche danno vita ad un effetto patchwork da scongiurare.