Una proposta di legge prevede lo stipendio alle casalinghe. E io che sono una mamma che lavora avrei qualcosa da dire in proposito.
Stipendio alle casalinghe? Altro che Desperate Housewives! Il sito americano Salary.com calcola con una ricerca il salario che spetterebbe ad una casalinga nel ruolo di madre, colf, cuoca, psicologa, autista e quant’altro. Una casalinga cucina mediamente per 14 ore settimanali. Fa l’autista per 8 ore alla settimana e impartisce ripetizioni per 13 ore la settimana. In più, tra le crisi di figli e marito, si dà alla psicologia per sette ore settimanali e per altre sette si trasforma in manager per l'”azienda” famiglia. Totale attuale della retribuzione: 0 euro. Totale calcolato dal sito: uno stipendio da manager di buon livello: 6.971 euro al mese, per un reddito annuo di 83 mila euro.
Ora, ciò che propone Salrary.com è totalmente fuori luogo per una realtà come quella italiana, ma l’idea di dare un salario alle casalinghe italiane e una reltiva pensione non è fantascienza, bensì una vera e propria proposta di legge.
Le casalinghe italiane, secondo i dati Istat, sono 4 milioni 879 mila, ovvero una donna su sei, in molti i casi sotto i 35 anni. E, commenta Tiziana Leonzi, fondatrice del Moica (movimento italiano casalinghe) «Se non ci fossero le mamme come farebbero molte famiglie a conciliare i vari impegni? Chi andrebbe a prendere i bimbi a scuola visto che gli orari non si conciliano mai con quelli degli uffici? La realtà è che fanno risparmiare parecchi soldi allo Stato».
Ok. Sono stata casalinga anch’io per qualche tempo, anzi lo sono ancora parzialmente, come tutte le mamme che lavorano e che una volta rientrate a casa devono continuare a farlo. Perchè lo stato non dovrebbe tutelare anche me, che pianifico riunioni e faccio progetti mentre accudisco tre piccole belve tornate dall’asilo? Perchè, visto che io lavoro e pago le tasse, poi torno a casa e lavoro ancora devo non avere nulla in più di chi sta a casa? Perchè per poter lavorare devo devolvere più di metà del mio stipendio ad asili e babysitter? Scusate, ma chi me lo fa fare?
Un conto è aiutare le donne in oggettivo stato di difficoltà, un altro è pagarci per rispedirci dentro casa e non dimostrare che spesso nei posti di lavoro siamo meglio di molti uomini?