Sono le sette di un pomeriggio qualunque ed è ora i preparare la cena. Ho lavato e preparato tre bambine stamattina, ho lavorato, sono rientrata, ho badato la piccola, pranzato mezz’ora con lei e il suo papà, ho finito il cambio di stagione, lavorato ancora, sono uscita di nuovo perchè avevo dimenticato delle cose da comprare al supermercato. Sono le sette e le bambine più grandi stanno per tornare dopo essere state all’asilo e aver passato due ore dalla nonna. Sono le sette e il mio compagno è appena rientrato – presto, di solito arriva molto più tardi – dicendomi che non posso dargli “orari” per il rientro, perchè lui deve lavorare. Lui. D’altra parte, il nostro lavoro non ha orari. Sono le sette e porca miseria, anzichè mandarlo a quel paese perchè dovrebbe capire che ogni giorno io mi faccio carico di tre bambine piccole ed aiutarmi di più me la prendo con me stessa, anche quando rientrando si lamenta se non ho la più pallida idea di cosa preparare a cena.
Il senso di colpa: ciò che spinge una madre a superare i suoi limiti, a spingersi oltre la soglia di qualsiasi stanchezza per uniformarsi allo standard di buona genitrice. ogni volta che nasce un figlio, non nasce solo una madre, ma anche e soprattutto il senso di colpa che è latente in lei. Il senso di colpa perchè il bambino non dorme (gli darò poco latte?), perchè lo lasciamo un minuto con il pannolino sporco per finire di metterci lo smalto; il senso di colpa perchè vorremmo portarlo al parco a giocare con gli altri bambini dalle mamme perfette, ma noi non lo siamo e siamo troppo stanche; il senso di colpa quando lo lasciamo la prima volta all’asilo per andare al lavoro e lui/lei piange; il senso di colpa perchè il pediatra dice che è troppo magro, ma lui/lei non ne vuol sapere di mangiare quello che con amore abbiamo preparato… E se avessimo sbagliato il sale? Se la minestrina fosse troppo liquida o troppo solida? Colpa nostra comuque, sicuramente. Il senso di colpa cresce quando crescono i figli e iniziano a dirti “mamma, perchè sono due sere che non mi racconti una favola?” – sono due sere che arrivo alle undici senza aver cenato, amore e se non vado a mangiare qualcosa svengo – “mamma, la mia compagna di classe aveva la merendina delle Winx e a me hanno dato i biscotti perchè tu ti sei dimenticata la merenda” – perdonami amore, ma con tua sorella che non mi fa dormire la mattina non so nemmeno come mi chiamo – e cose di questo tipo. Cresce ogni volta che tua madre o tua suocera sottolineano che sono tre giorni di fila che tengono tua figlia a pranzo perchè tu non rientri dall’ufficio (nemmeno ti divertissi!); cresce quando tuo marito ci tiene a ricordarti che manca la carta igienica da lunedì (ma lui preferisce asciugarsi con i fazzolettini dei Barbapapà, piuttosto che comprarla e dartela vinta). Cresce, si autoalimenta e ti logora, anche se tu sai che devi lavorare e che non lo fai solo per la tua personale voglia di affermazione, che devi alimentarti, devi curarti, riposarti… Cresce perchè vorresti essere Wonder Woman e non lo sei. Perchè gli altri te lo ricordano e a te da fastidio.
Certo, potremmo dedicarci esclusivamente al pupo per provare a tacitare questa brutta sensazione; ma poi non contribuiremmo più al bilancio familiare e ci sentiremmo in colpa. Nostro marito ci direbbe che “non ci teniamo più” ed eccoci di nuovo lì, la gente direbbe “come si è lasciata andare” e saremmo al puto di partenza. Come si affronta tutto questo? Si impara a conviverci e non c’è alternativa, perchè è perfettamente inutile sperare di trovare alleati. I pregiudizi culturali sul ruolo della donna ci sono e forse non moriranno mai – almeno finchè non moriranno le nostre suocere – e spesso siamo noi le prime a fare differenze (se dovete portare la macchina dal carrozziere, preferite farlo voi o farlo fare al vostro uomo, tanto per dirne una?). Metteteci in conto che il senso di colpa è così subdolo da farci sentire in colpa al solo pensiero di cercare conforto in qualcuno per dire che ci sentiamo in colpa e il gioco è fatto. Non se ne esce ragazze, se non a patto di prendere questo brutto stato d’animo per quello che è, ovvero qualcosa di congenito in noi e qualcosa tramite quale i nostri partner o genitori possono tenerci meglio sotto controllo… D’altra parte, se una donna con sensi di colpa è capace di fare tutto quello che facciamo noi, dove arriverebbe una donna SENZA sensi di colpa?