I fratelli Diego e Andrea Della Valle hanno deciso di far rinascere la storica maison italiana della quale hanno acquistato diritti e archivio nel 2007 e, in occasione delle presentazioni parigine d’Alta Moda di due settimane fa, hanno affidato a Christian Lacroix la responsabilità della parte creativa. In contemporanea, New York celebra la stilista italiana in una retrospettiva a lei dedicata in cui le sue creazioni vengono messe a confronto con quelle di Prada. Ma chi era Elsa Schiaparelli?
Elsa nacque a Roma il 10 settembre del 1890 e, dopo alcuni anni vissuti nella Grande Mela, si trasferì, nel 1922, a Parigi. Nella capitale francese venne a stretto contatto con gli ambienti intellettuali ed artistici legati soprattutto al Dadaismo e con quelli della moda dell’epoca. La stilista ebbe modo in quegli anni di stringere delle liaisons anche con l’arte surrealista, il cubismo che le fornirono ispirazione per le sue creazioni. La passione per la moda fu probabilmente stimolata in seguito ad una sua visita, in Rue du Faubourg Saint-Honoré, all’atelier di Paul Poiret, grande sarto degli anni ’10 del Novecento che aveva proposto, proprio allora, una nuova immagine per la donna non più costretta nei busti e nelle sottogonne. In quel milieu Elsa venne folgorata dalla moda e lì scaturì la decisione di consacrarsi a quest’arte.
La sua prima creazione fu frutto di un’intuizione: la sua fantasia venne colpita da un abito realizzato a maglia da una rifugiata armena. Insieme ad una sua amica iniziò a disegnare dei modelli: lei li progettava e l’altra li realizzava dal punto di vista sartoriale. Al numero 21 di Place Vendôme, Elsa realizzò abiti sportivi che richiamavano alla mente quelli africani e di stampo cubista, tessuti realizzati con ritagli di giornale, abiti con aragoste d’ispirazione surrealista; le sue collezioni erano ricche di fantasia ma caratterizzate da una grande unità stilistica.
Ben presto Elsa divenne l’antagonista di Coco Chanel ma distanziandosene in quanto ad esprit e gusto creativo: rigoroso e semplice quello di Coco, ricco e pieno di spunti fantasiosi quello della Schiaparelli. Tra le sue creazioni più famose ci sono impermeabili da sera, abiti in vetro, mantelle color rosa shocking (tinta che, a quanto pare, fu creata proprio lei) accompagnati da soli di dimensioni enormi ricamati in oro sulla schiena.
Abiti che portano “vergati” sulle trame dei loro tessuti aforismi di Jean Cocteau, ma anche riproduzioni di opere d’arte, come il tailleur con tasche fatte a forma di minuscole cassettine ispirate alle opere di Salvador Dalí.
In questa atmosfera dal gusto un pò rétro, si è sviluppato l’interesse per questo mito del passato. Come dicevo in apertura, dal 10 di maggio, New York ha dato nuovo alito alla profetessa dello stile della prima metà del secolo scorso grazie ad una mostra allestita nelle sale del MET (Metropolitan Musuem of Art) e che confronta la cifra stilistica di Mme Schiap, come veniva chiamata a Parigi, con quella di Prada. La mostra, dal titolo “Schiaparelli and Prada: Impossible Conversations“, si fonda su di un dialogo diretto tra due stili che hanno caratterizzato e cambiato due epoche distinte: gli anni ’30 e ’40 in contrapposizione con gli anni ’80 del Novecento, quelli di Miuccia Prada e della sua ascesa nel mondo della moda. L’esposizione prevede anche la proiezione di alcuni video creati e diretti dal regista Baz Luhrmann, che crea un’accattivante discussione tra le due stiliste, in cui domineranno gli stili opposti delle due premières dames: Elsa Schiaparelli, surrealista ma al contempo classica, e Miuccia Prada postmoderna e minimal-chic.
Se da un lato New York celebra lo stile di Elsa con la mostra, dall’altro a Parigi riapre i battenti l’atelier della stilista romana. Ma il progetto di Della Valle è di ampio respiro: si tratta, infatti, di creare una casa di moda che sia una maison come la si intendeva una volta: luogo di elaborazione estetica e culturale, una sorta di territorio eletto, di incontro delle arti. Il tutto, naturalmente, senza nostalgie, perché un progetto del genere può avere un reale impatto solo se contestualizzato e calato nella contemporaneità. La Maison Schiaparelli avrà la sua sede nello storico atelier di Place Vendôme, nella medesima residenza in cui la stilista dominava le scene della moda degli anni ’30 e ’40. Alla sfilata sono stati presentati ben 18 abiti da sogno disegnati da Christian Lacroix, pur se non verranno mai messi in vendita. A settembre la maison avrà il suo direttore creativo per la collezione Alta Moda e per la cosiddetta prêt-à-couture, una nuova definizione, secondo le indicazioni date da Camilla Schiavone, amministratore delegato del marchio, definizione che ridisegna i confini che separano l’Haute Couture dal prêt-à-porter.
Due approcci alla produzione di abbigliamento diversi che vedono il loro realizzarsi nell’equilibrio degli opposti: artigianalità e industria vs il prodotto su misura e la confezione. Con questa operazione si tenterà di riportare alla realtà quel sogno di fantasia, intelligenza e sorpresa legato alla più colta delle disegnatrici di moda dello scorso secolo. Ci prepariamo, allora, a rivivere il sogno con la riapertura della Maison Schiaparelli e concludiamo con una delle sue “12 regole del saper vestire” : “Mai adattare un abito al proprio corpo, ma allenare il fisico ad adattarsi all’abito”.