Ho chiesto a mia figlia di scattarmi una foto, che mi ritraesse esattamente per come mi vede lei: “amore, fammi una foto di come mi vedi tu…”. Lo so, può sembrare strano visto che ha solo 4 anni, ma lei adora cimentarsi con la macchina fotografica ed è capace di immortalare momenti ed espressioni in maniera fantastica per la sua età (poi sarà che io sono una pippa a fotografare, quindi chiunque è più bravo di me…).
Comunque, da una foto si capiscono tante cose: io chiedo sempre a mia figlia di non sorridere in foto – almeno quando la fotografo per lavoro – e non per i motivi psicologici che qualcuno vorrà vederci; glielo chiedo perchè adoro il suo broncio quello con cui mi ha conquistata fin da neonata, quello che ancora oggi replica mentre dorme.
Lei invece ha preso la macchina fotografica, mi ha fatto accostare al muro di un vecchio palazzo per il corso del mio paese e mi ha detto “mamma, fai la scema come sai fare te!”. “Scema”. Mia figlia mi percepisce scema, ma in senso buono. Sa che posso essere all’apice della tristezza, ma non le negherò mai i nostri balli in mutande sul letto; sa che magari ho pianto fino ad un attimo prima, cercando di non farmi vedere (che ci posso fare, sono un cancro, molto lunatica e ipersensibile), ma l’attimo seguente sono lì a prepararle picnic in salotto mettendo “a tavola” anche Elsa e tuti i suoi pupazzi preferiti.
Sa che non mi lascio abbattere, o forse sì, ma per pochi minuti, dopodichè torno la madre “scema” di sempre. Quella che fa versacci, che prende il fratellino e lo lancia per aria finchè la sua risata non contagia tutte, che piange sulla pentola di pasta che sta preparando, ma ballando “Dancing Queen” degli Abba.
Scema, vedimi sempre così bimba mia!