Tutte noi, indipendentemente dal tipo di mamma in cui ci riconosciamo (chioccia, permissiva, ecc.) cresciamo i nostri figli cercando per loro la felicità.
Felicità che ha molti significati, ma che io riassumerei come segue: costruire la personalità di un futuro adulto sicuro di sè ma non troppo, quindi capace di mettersi in discussione, sereno ma capace di emozioni anche estreme, maturo che riesca a ritagliarsi degli spazi in cui sentirsi ancora bambino.
Mi sono interrogata spesso su come sia possibile crescere un bambino con queste caratteristiche, in un mondo che oggi più che mai ci pone continuamente di fronte ad ostacoli, insicurezze di ogni genere, minacce al senso di solidità e all’autostima.
Soprattutto, ho riflettuto a lungo sul mio essere particolarmente emotiva e malinconica, cose che non sono considerate esattamente sinonimo di felicità. Ma io vi voglio felici e allora che fare?
Premetto che le uniche nozioni in psicologia che ho derivano dai dialoghi con una meravigliosa psicologa che mi ha spinta a guardare oltre l’apparenza delle cose; quindi quello che sto per dirvi è sicuramente discutibile, ma è il mio modo di fare la madre e non credo che sia peggiore degli altri.
Care bambine, mamma ha deciso di educarvi alla tristezza, alla rabbia e al rancore; no, non quelli animati che avete visto con papà in Inside Out (io non ho avuto il coraggio di andare a vederlo, pensa te), ma quei sentimenti veri e profondi con cui prima o poi dovrete per forza scontrarvi nella vita.
Non voglio crescervi nell’illusione di un mondo che non conosce sentimenti negativi e non solo perchè ho paura che li incontrerete una volta intrapreso il vostro percorso di persone autonome, ma anche e soprattutto perchè io non sono una di quelle mamme perfette che riescono a non mostrarsi incazzate, tristi, rancorose. Io ho un bruttissimo carattere, frutto di un’infanzia non proprio da manuale e di un’adolescenza peggiore, ma quello che ho imparato è che rabbia, tristezza, dolore, sono importanti quanto la felicità, perchè forse la felicità con la F maiuscola non esisterebbe nemmeno senza di loro.
Ormai lo sapete, non mi nascondo quando piango perchè sono triste, ma mi metto sul divano con la copertina e vi chiedo di abbracciarmi.
Ci deve essere sempre nella vita qualcuno pronto ad abbracciarvi quando soffrite, senza bisogno di ingoiare le lacrime per vergogna. Ci deve essere sempre e comunque.
Non vi faccio nemmeno mistero di litigi e incazzature in famiglia o fuori, ma cerco ogni volta di spiegarvi che tutti si arrabbiano, che spesso voi vi arrabbiate a morte tra sorelle, ma poi quando vengo a darvi il bacio della buonanotte vi trovo rannicchiate l’una sull’altra, come a volervi proteggere a vicenda.
Non voglio dirvi che non esistono invidia o rancore, perchè ne esistono ovunque, fa parte della natura umana; voglio solo spiegarvi che esistono anche l’essere felice per quello che si ha e il perdono e che queste due alternative sono molto più valide ma certo, ci arriverete con il tempo.
Non esiste la vita perfetta, care bambine e chi crede di averla spesso crolla alla prima occasione negativa. Voi invece dovete essere consapevoli di come rabbia, tristezza e rancore siano insite in tutti noi e dovete imparare a combatterle con gentilezza, abbracci e perdono.
Voglio insegnarvi che non si è più forti se non si piange, che non si è migliori se non ci arrabbiamo mai, ma che dobbiamo avere una grande consapevolezza della nostra parte oscura per dominarla. Lo so, sembra la frase di Frozen, ma in effetti i cartoni animati sono pensati per dare degli insegnamenti, no?
Non so quello che sarete da grandi e anche se potessi non vorrei mai saperlo, perchè è troppo bello vedervi crescere ogni giorno in una continua evoluzione; so soltanto che avrete tutte le armi per affrontare il mondo, perchè è questo che io cerco di darvi, e poi un giorno prenderete questo piccolo bagaglio e deciderete di camminare da sole per la vostra strada… Ma almeno lo farete con la coscienza di quanto può essere bella ed intensa una serata di malinconia, di quanto la tristezza renda i ricordi più dolci e di come il dolore ci renda più forti, perchè al massimo si può cadere, ma poi ci si rialza sempre.