Sono mamma da 11 anni. Di 4, diverse età, diversi caratteri. E adoro essere mamma, altrimenti non li avrei fatti. Ci sono momenti in cui mi chiedo cosa diavolo facessi prima tutto il giorno, anche se sono sempre stata una ragazza e poi una donna super impegnata. Eppure…
C’è un eppure dietro alle gioie della maternità. Un eppure che non si può dire, perchè senno ti dicono “e che li hai fatti a fare?”, un eppure che è duro ammettere ma che si nasconde dietro al nostro sclerare per cose apparentemente risolvibili come lo slime appiccicato sul muro di casa o gli ennesimi calzini del giorno prima mollati in mezzo alle lenzuola pulite.
La verità, cari bambini, è certe volte ci rompete proprio il cazzo.
Anche se vi amiamo alla follia.
Perché vorremmo starcene sdraiate sul divano comodamente senza sentire la vostra voce chiamare il nostro nome 1500 volte in un’ora, proprio mentre siamo sul finale di serie su Netflix. Non siete bambini, siete scimmie urlatrici, montagne dall’eco malefico, bambole assassine inceppate che dicono incessantemente la stessa parola di due sillabe: “MAM-MA”.
Vorremmo goderci un bagno caldo e profumato senza temere la frase “posso entrare con te?”. No, non puoi, è il MIO bagno, la MIA acqua, il MIO bagnoschiuma, possibile non abbia più nulla di mio?
Voglio avere un mio bagnoschiuma senza che tu lo finisca e lo lasci lì riempito d’acqua perché ci fai lo shampoo alle Barbie e ai dinosauri e pure il mio shampoo, toh, quello costoso che TU non userai tutto in una volta per farti l’acconciatura a punta con la schiuma.
A volte vorrei infilarmi le cuffie con la musica dance anni 90 e ballare in giro per casa senza dovermele togliere ogni tre secondi perché “mamma Greg mi fa male” “Mamma pipì” “mamma ho fame” “mamma devo fare ancora i compiti perché TU prima non mi hai aiutato”. Venticinque anni ci sono stata a scuola figlia mia, tra elementari, medie, università e master e francamente se la maestra i compiti li dà a te, significa che li sai fare e che io posso continuare a ballare Feel It dei Tamperer feat. Maya senza che tu scassi perché non hai voglia di studiare.
E il mio sacrosante calice di buon vino rosso, da gustare con calma mentre lavoro al pc e vi preparo la cena, vogliamo contare quante volte me lo fate andare di traverso perchè l’unico momento di pace che posso avere è di notte, quando mi guardo le serie sul divano mangiando latte e biscotti e la mattina dopo sono uno zombie ambulante che vi accompagna a scuola.
Ma vogliamo parlare della domenica? Quel sacro giorno che Nostro Signore Gesù Cristo ha istituito come festa intoccabile e in cui io un tempo andavo pure a messa, ma che ora oscilla tra un “non mi sento bene” – il famoso “sensore-weekend, quello per cui siete stati arzilli tutta la settimana e il venerdì vi ammalate – e il cavallo, il calcio, le feste di compleanno in cui socializzare a forza. Ho sonno, voglio passare la domenica pomeriggio a letto ed essere asociale, ok?
Voglio uscire senza 27 borse, di cui una piena di dinosauri da tirare fuori nei momenti meno opportuni (vedi davanti al direttore di banca), passeggiare, sì, capito? PASSEGGIARE, senza sentire “mi annoio”, “sono stanca”, “mi prendi in braccio”, senza meta, senza dover schivare i parchi giochi, rientrare in possesso della mia auto che sembra più una bomba pronta ad esplodere, non dover passare ore a cercare sotto sedili e tappetini gli occhiali della LOL che avete perso perchè evidentemente vi ho fatto con le manine di burro e vi cade tutto.
Con amore (tanto). La vostra mamma.