La prima volta che Giulia ha avuto un attacco di asma – e posso dirlo solo a posteriori, poi capirete perchè – è stata quando aveva pochi mesi. Eravamo da poco tornate dall’ospedale, dove era stata ricoverata a quattro mesi per una forma violenta di bronchiolite e dopo qualche tempo la bambina aveva iniziato a presentare una tosse severa e molto secca.
Immediatamente chiamai la pediatra, che la visitò e mi rassicurò: “signora, i bronchi sono puliti, la tosse secca e stizzosa vuol dire tutto e niente, mi chiami solo se le viene la febbre, perchè contrarre un’infezione respiratoria in ospedale è molto comune”.
Il giorno dopo l’avrei portata al pronto soccorso – senza febbre ma paonazza -e avremmo cominciato la nostra convivenza con l’asma e i conseguenti aerosol, aerochamber, broncodilatatore e cortisone.
Non ero del tutto digiuna sul tema asma: ne ho sofferto fino ai sei anni e il rumore del vecchio aerosol di quasi 40 anni fa lo ricordo ancora oggi. Non sapevo, però, che la tosse secca, presente soprattutto dopo il gioco o lo sforzo e le infiammazioni respiratorie ripetute stesse fossero tra i sintomi di questa condizione.
Diagnosticare l’asma non è semplice come si pensi, soprattutto in un bambino molto piccolo: se è vero che l’asma è una delle malattie più comuni dell’infanzia, è altrettanto vero che spesso le sue prime manifestazioni passano inosservate e scambiate per bronchiti od infiammazioni respiratorie.
Ma come si fa, quindi, od ottenere una diagnosi di asma?
L’asma è una malattia eterogenea dovuta a un’infiammazione cronica delle vie aeree. Per diagnosticarla, il medico deve essere capace di far riflettere i genitori su una o più manifestazioni che abbiano interessato il bambino: difficoltà respiratoria, dispnea, respiro sibilante, senso di oppressione al torace e una fastidiosa tosse ricorrente. Questi sintomi variano nel tempo e nell’intensità, variano anche a seconda dell’esercizio fisico svolto e di solito si presentano l’uno a braccetto con l’altro. Di conseguenza, il flusso di aria che il bambino riesce a espirare si riduce a causa dell’ispessimento delle pareti bronchiali e dalla presenza di muco nelle vie aeree a causa dell’infiammazione.
FONTE: http://www.allergicamente.it/allergie/respiratorie/asma/
Perchè i bambini sono più soggetti ad asma degli adulti?
Le vie aeree del bambino sono più piccole e ristrette rispetto ad un adulto, quindi quando il bambino incorre in un’infezione delle vie aeree si possono presentare sintomi che richiamano l’asma bronchiale. In caso di asma, questi sintomi tenderanno a non scomparire con gli antibiotici e anzi, aumenteranno nel tempo di intensità.
FONTE: https://www.ilmiorespiro.it/asma/bambini/
Tutti i bambini sono a rischio?
La componente genetica dell’asma è innegabile: chi ha un genitore o un fratello con allergia di varia natura (rinite, eczema, asma) è più a rischio di sviluppare la malattia. Nel nostro caso non solo io sono stata una bambina asmatica, ma sia io che il papà di Giulia soffriamo di dermatite atopica, come la nostra figlia maggiore.
Altri fattori che aumentano il rischio sono l’esposizione al fumo (anche nel grembo materno, ahimè) e agli allergeni (pollini, polvere, ecc.), la nascita prematura e il mancato allattamento al seno.
La buona notizia è che l’asma non solo a volte scompare con l’aumentare dell’età, ma anche che il bambino asmatico, con un pò di attenzione, può condurre una vita normale, senza rinunciare alla scuola e allo sport.
Il progetto Un respiro di Salute.
Il progetto “Un respiro di salute”, attivo da due anni e patrocinato da Federasma e Allergie Onlus insieme alle società scientifiche IAR, SIAIP e SIMRI, persegue l’obiettivo di fare divulgazione corretta sull’aerosolterapia e come questa sia una tecnica molto valida per gestire le malattie respiratorie.
Da quest’anno il progetto è sbarcato nel web con il sito dedicato e la pagina Facebook collegata.
Grazie a questi canali Un Respiro di Salute offre supporto (anche) ai genitori di bambini asmatici, informando correttamente sulle malattie respiratorie e sulle prassi da seguire.