Che cos’è la Blue Whale, il “gioco” assassino che porta al suicidio dei nostri figli e come difenderli
Ho pensato a lungo se scrivere o meno un post su questo argomento; temevo, nel mio piccolo, di dare risonanza ad un femoneno che probabilmente in Italia non si sarebbe mai diffuso. Invece non è così, perchè come magari avete visto a Le Iene alla Bleu Whale è probabilmente ricollegabile il caso di un ragazzino che si è lanciato dal ventiseiesimo piano di un grattacielo a Livorno. E non c’è più.
Un mesetto fa ho letto il post di un’amica su Fb, non ricordo chi fosse: “Hanno invitato mio figlio di nove anni a giocare alla Blue Whale fuori da scuola, per fortuna me lo ha raccontato”, diceva. Ma lei vive all’estero, mi sono sentita relativamente “tranquilla”. Tanto più che le mie figlie non usano ancora i social network e usano Whatsapp soltanto per scrivere a mamma e papà quando siamo lontani o al gruppo di quattro amiche che controllo con regolarità. Però, pare, ormai il “gioco” si è diffuso anche offline.
Che cos’è la Blue Whale? Un gioco – definiamolo così – composto da una serie di sfide (50 per la precisione) basate sull’autolesionismo. La prova finale è il suicidio – ripreso da qualcuno – con il divieto assoluto di parlarne ai genitori. Il nome deriva dalle balene azzurre che, quando sentono che è arrivato il momento di morire, si lasciano arenare sulla spiaggia ed è nato in Russia, diffondendosi via VKontakte (il Facebook russo) e arrivando poi nel resto dell’Europa.
Il percorso è questo: un utente di VKontakte chiede usando lo specifico tag #f57 di essere contattato in privato da un amministratore del gioco. L’utente viene inserito in una conversazione privata dove il master lo convince, attraverso mezzi che nessuna ricostruzione ha ancora chiarito, di essere in possesso di dati personali. La minaccia: il giocatore deve sottostare da quel momento ad ogni ordine dell’amministratore, o i propri cari subiranno violenze, o nel peggiore dei casi, saranno uccisi. (vedi http://thesubmarine.it/2017/05/15/blue-whale-cosa-ce-di-vero-nella-storia-del-gioco-del-suicidio/)
Solo nell’ultimo anno sono 157 i ragazzini morti suicidi per la Blue Whale, tra Brasile, Messico, Francia e Regno Unito. Le Iene ne hanno parlato nella puntata della scorsa domenica 14 maggio, intervistando alcuni genitori di ragazzini suicidi: nessuno di loro si è mai accorto di nulla, scoprendo la morte del figlio solo dopo aver co ricevuto una chiamata della polizia che diceva che i loro figli erano morti, suicidi, dopo essersi gettati da un palazzo.
Pare appunto che anche la recente morte di un ragazzino che si è lanciato dal ventiseiesimo piano di un grattacielo a Livorno sia dovuto a questo “gioco”. Come proteggere a questo punto i nostri figli? Sicuramente parlandone. Lo capisco, è scomodo, ma io ho fatto vedere questo video a mia figlia di nove anni e le ho detto di non credere mai a chi le dice che potrebbe succedere qualcosa di brutto alla sua famiglia. In secondo luogo – sono stata adolescente anch’io e so quanto sia difficile – controllando telefoni e pc dei nostri figli.