La cannabis viene impiegata anche a scopo terapeutico contro alcune patologie del nostro tempo. Qualcosa da sapere al riguardo.
Oggi ci occuperemo di medicina e di salute affrontando il delicato argomento dell’uso terapeutico della cannabis e dei suoi derivati. Dopo avere affrontato le tematiche sull’efficacia dell’omeopatia, vi darò qualche ragguaglio, ovviamente non esaustivo, sulle applicazioni mediche di questa pianta.
L’uso medico o terapeutico della cannabis, come pure dei suoi componenti (i cosiddetti cannabinoidi), è conosciuto da secoli ed è condivisa da varie popolazioni nel mondo. Oggi si preferiscono utilizzare farmaci a base di fitocannabinoidi o cannabinoidi sintetici sui quali poi vengono condotte le investigazioni scientifiche del caso, invece di assumere le proporietà curative di questa pianta per inalazione o per combustione.
Essendo stata proibita la coltivazione e diffusione della cannabis (quella in circolazione in Italia proveiene dall’Olanda), l’uso di questa come rimedio farmacologico si è ridotto negli utlimi 70 anni circa. Ma a tutt’oggi, per il trattamento di alcune patologie, viene impiegata poiché si è riscontrato che essa ha effetti terapeutici sui malati che sono stati trattati con chemioterapia, per i malati di AIDS, per alleviare la nausea, per il trattamento del dolore o per chi è affetto da spasticità muscolare. Si stanno studiando anche sue eventuali applicazioni per alcune patologie tumorali. Si tratta di una sostanza « rilassante naturale che migliora la qualità del sonno e favorisce l’appetito» spiega Paolo Poli, ex-direttore del reparto di terapia del dolore dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa.
In Toscana, in effetti, ci si è portati avanti nell’uso terapeutico della cannabis pur se permangono alcuni problemi che riguardano la sua produzione ed il suo impiego per specifiche malattie. In un’intervista a ilfattoquotidiano.it proprio il professor Poli ha specificiato circa questo argomento che «(…) alcune patologie sono escluse dalla legge, penso alla fibromialgia (…) molti dottori si rifiutano di prescriverla (…) manca la materia prima, bisogna produrne di più e farlo in Italia, basta con l’importazione».
Poli, dopo il suo pensionamento, ha fondato Sirca, società per la ricerca e lo studio della cannabis cui collaborano anche medici, farmacisti, biologi e avvocati, In questo ambito, i medici conducono osservazioni cliniche, i biologi esaminano le risposte dei pazienti sulla base della genetica, mentre gli avvocati si concentrano sugli apsetti legali della problematica, nel tentativo di depenalizzare l’uso terapeutico della cannabis. Molti italiani si recano a Pisa a farsi precrivere la cannabis perché non tutti i medici sono concordi sugli effetti benefici dell’uso della pianta. Resta il fatto che ne sentiamo parlare sempre di più e l’uso terapeutico si sta diffondendo.
A Milano, in viale Umbria, a settembre ha aperto il primo hemp shop dedicato interamente alla canapa e ai suoi derivati. Sir Canapa, questo è il nome dello store, vende tutto ciò che gira intorno alla canapa: dai biscotti, all’olio, dal caffè biologico alle creme di bellezza che, giurano i titolari, sono miracolose per le irritazioni, gli eritemi e le ustioni.
Due o tre punti da tenere a mente:
Nel nostro paese fin dal 2007 il medico ha la facoltà di prescrivere i derivati della cannabis e nel 2013 sono state inserite in una tabella ministeriale le preparazioni vegetali, gli estratti e le tinture a base di cannabis. La sua efficacia è dimostrata in particolare nelle terapie del dolore, per sciogliere gli spasmi muscolari della sclerosi multipla, stimolare l’appetito nei pazienti affetti da AIDS e alleggerire gli effetti della chemioterapia. La si può acquistare, previa presentazione di ricetta medica, nelle farmacie di undici Regioni che hanno reso reperibile i relativi preparati: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.