Caro babbo ti scrivo, così mi distraggo un po’… Ok non era così ma perdonatemi, io la letterina a Babbo Natale non la scrivo da 27 anni e la cosa mi intimorisce un pò.
Ok, dopo 27 lunghi anni ci provo. Non ci siamo mai amati tanto io e te, caro Babbo, però diamoci una seconda chance, che non si sa mai.
Caro Babbo, per questo Natale e per i prossimi 3-4 vorrei un pò di sana noia. Sì, proprio quella ce tiene incollata al divano facendo zapping a caso tra Una poltrona per 2 e Il piccolo Lord mangiando torrone e ingurgitando avanzi di panettoni che pazientemente liberi dai dannati canditi.
Sono stanca caro Babbo, perché a te non sembrerà, ma crescere tre figlie più due part-time non è semplice. Soprattutto crescere con loro non è semplice. Non è semplice adattarsi ad esigenze che cambiano di mese in mese, alle sillabe da ripetere mille volte sul quaderno, alla sveglia che suona alle sette anche se non hai dormito e comunque non basta mai per arrivare puntuale. Non è facile cedere lo scettro del telecomando e guardare Frozen in loop per giornate intere (certo, sempre meglio di Peppa Pig), quando avresti solo voglia del TUO film per rilassarti dopo una giornata di corsa.
Caro Babbo, la famiglia allargata sarebbe anche una bella cosa, in teoria, ma diventa molto meno piacevole quando qualcuno tra i suoi componenti fa di tutto per rovinarne l’armonia, che già di per sè è fata di equilibri fragili ed approssimativi. E tu che puoi farci? Tu non puoi cambiare le persone, ma magari che ne so, puoi fargli apparire in sogno gli spiriti dei natali futuri come al Grinch e forse boh, qualcosa nel loro animo cambierà. E’ un’illusione, lo so, però a qualcosa uno deve pure aggrapparsi.
Nel lavoro caro Babbo non potrei chiederti altro, il tuo regalo mi è già arrivato due giorni fa (la prossima volta calcola meglio il tempo con le tue renne) ed è il GIUSTO coronamento di un percorso lungo più di due anni in cui, nonostante tutto e tutti, non ho mai mollato. Mi attendono nuove sfide, tanto impegno (sui soldi sorvoliamo), ancora più sforzi in quanto mamma lavoratrice, ma sono sicura che ce la farò. Magari caro Babbo puoi insegnarmi a conciliare meglio la famiglia con il lavoro, perchè in certi giorni non ce la faccio proprio a dare la giusta importanza ad entrambi. Certo, se poi facessi anche in modo che i clienti pagassero sempre alla scadenza, che non ti rubassero progetti, che non si appropriassero di idee che sono tue, meglio ancora, ma in questo credo di dover proprio chiamare in causa l’Altissimo in persona.
Una domanda, caro Babbo, saresti in grado di regalarmi indumenti autolavanti, autostiranti e che possibilmente si ripongano nei cassetti giusti da soli? Perchè sai, con cinque donne in casa poi ti ritrovi ad indossare dei calzini taglia 31 quando tu porti il 40, o a mandare all’asilo le tue figlie con le tue canottiere di raso. Capita. Sempre a proposito di scuola, materna, nido, puoi spiegare alle maestre che non è cattiveria se dimentico date, quaderni, se ripiego sulle merendine anzichè su sanissimi panini con prosciutto cotto e se non porto torte fatte in casa per i mercatini per la raccolta fondi? Puoi spiegargli che preferisco dargli dici euro senza acquistare nessun dolce per il fondo cassa e che non per questo sono una cattiva madre?
Per quanto riguarda le mie personali esigenze di donna trentenne (e qualcosa), ti prego, insegnami a saper cucinare almeno una pizza senza lasciare il cucchiaio di metallo infilato nel forno, il che poi si traduce in dammi il potere di concentrarmi sul qui ed ora, su quello che sto facendo, senza pensare a mille cose in un minuto. Dai per favore un senso logico al mio guardaroba e ai miei cassetti del bagno, perchè io proprio non riesco a trovarglielo. Se poi mi puoi far svegliare nei panni di una che sa pure truccarsi, tanto meglio. E se ogni mattina mi farai trovare delle profumatissime rose rosse in auto, mentre io cerco invano di togliere il ghiaccio dal parabrezza, mi faresti felice.
Un’ultima cosa caro Babbo. Sono tre anni che non passo un Natale con tutte e tre le mie bambine. Le due più grandi sono dal loro papà, felici, coccolate da zii, nonni e cugini e io sono contenta per loro, ma egoisticamente vorrei essere lì vicino ed essere la prima persona che vedono quando si svegliano. Ti sei ricordato da passare da loro stanotte, vero? Perchè io dico sempre loro che non sono proprio brave brave, ma tu lo si che lo dico per scherzo. Sopportano viaggi, distanze, cambiamenti, sono delle piccole rocce e saranno delle grandi donne. Accarezzale per me nel sonno e quella macchina telecomandata fagliela trovare anche se è un regalo da maschietti.
Se proprio non puoi fare tutto questo, ti prego, portami dei capelli rosa e quelle meravigliose pantofole da Unicorn (tu sai quali) e mi accontenterò.
Sinceramente tua.
Vale.