Prima tappa del progetto McMamme e tante domande all’AD di McDonald’s Italia per capire la verità su ciò che mangiano i nostri figli
Lo sapete, non sono una fanatica dell’alimentazione in senso stretto, nel senso che per me mangiare equivale a sopravvivere, fatta eccezione per qualche cena romantica con il marito. Con le mie figlie il mio approccio alimentare è simile: nessuna pressione sulle quantità o limitazioni particolari a certi alimenti (vedo che si regolano bene da sole) e poche imposizioni (verdure, frutta e legumi SEMPRE). E sì, nella nostra routine familiare rientrano anche pizzeria e McDonald’s, all’incirca una volta a settimana.
Ecco perché quando mi si è prospettata la possiblità di trascorrere un periodo di tre mesi in cui fare full immersion nel mondo di McDonald’s alla scoperta di ciò che mangiano davvero i nostri figli non me lo sono fatta ripetere due volte. Sono una loro cliente e saperne di più mi fa ovviamente piacere e mi incuriosisce; ma, soprattutto, lo scorso anno sono rimasta di sasso quando alcune mamme della classe di Elena Sofia hanno fatto saltare una gita perché prevedeva un pranzo proprio in un McDonald’s, obbligandoci a cambiare percorso e dirottandoci su pizza e patatine fritte (Più sane? Davvero?!). Ho provato al tempo a spiegare che secondo me era una scelta immotivata, ma ovviamente era la mia opinione personale; ora, invece, voglio mostrare dei dati oggettivi che spieghino la verità su ciò che veramente i nostri figli mangiano nei ristoranti della catena.
Ma partiamo dal principio. Amo McDonald’s dai tempi in cui ho iniziato a lavorare a Roma, scendevo dalla metro in Piazza di Spagna, entravo nel vialetto di sampietrini (unico al mondo, credo, all’interno di un fast food!) e mi accomodavo con i miei libri d’arte al McCafè, sorseggiando caffè americano e mangiando dolcetti, a volte per ore. L’ho sempre considerato un posto speciale perché nessuno si sognava di dirti “sei qui da due ore, consumi solo un caffè?” e lo scorso sabato Roberto Masi, AD di McDonald’s Italia, lo ha confermato a me e alle altre blogger aderenti al progetto McMamme: da McDonald’s potete anche entrare, usare i servizi, stare seduti ore utilizzando il wifi e senza consumare nulla e nessuno vi farà pressioni, siete i benvenuti. Aldilà che non consumare niente è almeno per me impossibile, adoro questa mentalità!
Ma veniamo al succo del discorso: sono partita per Milano con un armamentario di domande personale e TUTTE le domande che voi lettrici mi avete chiesto di rivolgere, perché insomma, non capita tutti i giorni di poter chiedere direttamente ai vertici di McDonald’s “ma cosa c’è davvero nelle crocchette di pollo dell’Happy Meal?”. Ed eccovi, in sintesi, le risposte alle domande più comuni, quelle che tutte, salutiste e non, ci siamo fatte almeno una volta.
– Perché da McDonald’s si mangiano poca frutta e verdura? Se pensiamo che la percentuale dei veg (vegetariani e vegani) in Italia è cresciuta di 3 milioni in 5 anni questa parrebbe una contraddizione. Ma non lo è. le insalate nei ristoranti del gruppo (530 oggi nella penisola) sono sempre esistite. Oggi, poi, in molti di questi è presente la salad bar, un vero e proprio mini ristorane in cui comporre le insalate a proprio piacimento, con la possibilità di essere gustate non nel piatto, ma in una gustosissima cialda commestibile (anch’essa veg). Le verdure sono tutte freschissime e sottoposte ai procedimenti di decontaminazione che vi spiegherò più avanti. Quindi sì, mangiare veg al McDonald’s è possibile, è gustoso e anche molto sano.
-Da dove arriva la carne degli hamburger? Da sei anni TUTTA LA CARNE utilizzata da McDonald’s Italia è interamente allevata nella nostra penisola, con alta concentrazione nella Pianura Padana. Qui il gruppo Italca-Cremonini (che macella il 60% delle carni italiane, ovvero quasi tutte quelle che trovate anche nella GDO) macella i bovini di 15000 piccoli allevatori, riservando le parti anteriori commestibili (dunque lasciate perdere le fantasie su teste e ossa) proprio alla produzione di Hamburger del Mc, mentre il resto finisce nei supermercati o nelle industrie di trasformazione. Questa scelta è importante non solo per la nostra salute, vista la completa tracciabilità della filiera, ma anche per l’economia del nostro paese (sarebbe molto più semplice rivolgersi all’estero, dove ciao amore sono allevamenti molto grandi) e nel caso di progetti su razze speciali come chianina, marchigiana o romagnola (che sarà la prossima ad arrivare) prevede una partenza anticipata di almeno due anni rispetto alla commercializzazione, affinchè i consorzi abbiano il tempo di far arrivare il capo all’età adulta.
-E il pollo? Di cosa sono fatte davvero le crocchette tanto amate dai bimbi? Le deliziose crocchette di McDonald’s sono composte al 100% da petto di pollo allevato nella linea produttiva Amadori di Teramo (non uno tra i peggiori, insomma…). Il pollo viene macellato, viene selezionato il petto SENZA SEPARAZIONE MECCANICA, proprio per evitare che accidentalmente finiscano in mezzo alla carne parti di altre porzioni e tritato finemente. Questo perché un petto di pollo tritato (al contrario di quanto avviene, ad esempio, nelle stesse insalate di McDonald’s, dove il petto è a pezzi interi) diminuisce notevolmente il rischio soffocamento nei bambini anche molto piccoli e rimane molto più tenero. La ricetta italiana non è la stessa di quella americana, dove le norme sono meno stringenti e si possono usare anche conservanti e il sapore così intenso è dovuto esclusivamente alla frittura: un piatto genuino, quindi, ma attenzione, dice Masi, è sempre fritto, dunque meglio non abusarne.
-A proposito di fritto, ogni quanto viene cambiato l’olio delle friggitrici? Altra leggenda metropolitana, quella dell’olio riutilizzato all’infinito, portato ad ebollizione e pieno di impurità. Le friggitrici delle cucine di McDonald’s sono tutte elettroniche (dunque, come vedremo per le griglie, non è l’operatore che decide il livello di cottura o calore), impostate ad una temperatura di 182 gradi per il pollo e 168 per le patate. L’olio utilizzato è interamente vegetale e viene filtrato ogni 12 fritture di patatine o 6 di altri alimenti con un sistema che elimina ogni traccia di impurità. Per quanto riguarda il cambio, se la legge italiana stabilisce che l’olio di cottura vada sostituito quando raggiunge un’acidità di 25, McDonald’s fa ancora meglio, cambiandolo già con un’acidità di 21/23.
-Come faccio a sapere che la carne e gli altri alimenti non sono contaminati? La merce (oltre alla cerni di cui abbiamo già parlato, tutta scelta mediante rigidi sistemi di certificazione) arriva nei ristoranti dalle 3 alle 6 volte a settimana (dipende dalla grandezza del ristorante stesso) e viene direttamente stoccata in cella positiva (1-4 gradi) o negativa (meno 23 gradi). Per evitare il rischio salmonella la carne arriva già surgelata e la verdura viene lavata con apposite soluzioni disinfettanti. L’operatore, poi, non entra mai in contatto con la carne senza guanti, per cui le pietanze arrivano in tavola senza alcun rischio di contaminazione.
Allo stesso modo le bibite vengono ricomposte solo al momento della spillatura, grazie ad un sistema di tubature che mixano direttamente nel bicchiere del commensale sciroppo, acqua ed anidride carbonica (pensate che è la stessa Coca Cola ad impiantare il macchinario in ogni ristorante) e questa, oltre che di pulizia, è una scelta rivolta anche verso la sostenibilità (immaginate quanti packaging in meno da smaltire?).
-Sempre sulla contaminazione: un caso celebre. McDonald’s conta 36000 ristoranti nel mondo ed è chiaro che eviti in ogni modo di infangarsi la reputazione anche con un solo caso di contaminazione alimentare. Le certificazioni che richiede ai suoi fornitori sono così rigide che anche un colosso come il consorzio del Parmigiano Reggiano (chi non lo ha dato ai propri bambini?) nel momento in cui è stato introdotto il panino con Parmigiano, ha dovuto rivedere il suo capitolato per evitare il rischio contaminazioni durante il lungo processo di stagionatura.
-E per i celiaci? Quando me lo avete chiesto su facebook non lo sapevo, ma già da tempo McDonald’s ha introdotto il panino gluten free. Si può garantire che sia Gluten Free anche nel procedimento che lo porta alla tavola? Sì e vi spiego perché. McDonald’s si è accorta che le norme che regolano la somministrazione di cibo ai celiaci in Italia sono su base regionale e non sempre stringenti; si è allora rivolta a Schar, azienda leader del gluten free che qualsiasi celiaco conosce e si è appositamente fatta produrre un panino che arriva sulle tavole ancora sigillato, senza bisogno di rimuovere l’involucro per essere scaldato. Vi dirò che, rispetto ad altri pani per celiaci, è anche molto meno gommoso.
Il prossimo passo, sia nella versione adulto che per l’Happy Meal, consisterà nell’eliminazione della sottiletta senza mortificare il gusto, perché in questi anni si è scoperto che molti tra i soggetti celiaci sono anche intolleranti al lattosio. Per ora, se il vostro bimbo è soltanto celiaco, non dovrete più portarvi la merenda da casa come in molte mi dite di fare quando sarà invitato ad un compleanno (sapete che un bambino su tre partecipa ogni anno ad una festa da McDonald’s?).
Tantissime le cose che l’AD Roberto Masi ha raccontato anche in tema sostenibilità (qui si ricicla tutto il riciclabile, compresa l’acqua piovana ed è partita una sperimentazione persino sui cartoni sporchi di olio di patatine ed hamburger) e politiche del lavoro.
Ve ne parlerò in maniera approfondita più avanti. Ma fa piacere sapere, ad esempio, che il 60% del management è entrato in principio nel punto vendita come addetto alla cucina e che le donne sono supportate il più possibile durante la maternità: non solo le impiegate possono usufruire del part-time fino ai 3/5 anni del figlio, ma alle mamme sono risparmiati i turni di notte e le trasferte, se si parla di management. Addirittura, quando le mamme con posizione dirigenziale riprendono a viaggiare, viene loro assicurata una babysitter in loco tramite l’agenzia di lavoro interinale Manpower, così da potersi portare dietro i bambini anche all’estero (un sogno!).
E per chi fa lavoro di ufficio, mamme o papà, è possibile usufruire del telelavoro per 2 giorni su 5, con WIFI installato e pagato da McDonald’s stesso, ovviamente senza decurtazioni in busta paga. Chi può vantare lo stesso trattamento?
Continuerò a tenervi aggiornate e nel frattempo continuerò anche a partecipare agli incontri del team McMamme, con lo scopo, a fine progetto, di introdurre grazie ai nostri spunti un nuovo prodotto o servizio pensato appositamente per noi e i nostri bambini.