Fa male? E’ fatto con ingredienti dannosi? Ecco tutta ma proprio tutta la verità sull’olio Johnson. Abbiamo interpellato direttamente l’azienda
La scorsa settimana ho avuto l’onore di partecipare insieme ad altre nove mamme blogger all’evento #mammeinjohnson presso la sede di Johnson & Johnson di Pomezia. Un’evento che mi incuriosiva molto, perché uso i prodotti Johnson fin da quando Elena Sofia è uscita dall’ospedale e negli anni diciamo che ho sviluppato una dipendenza quasi patologica dalla linea Dolci Notti, che uso in bagnoschiuma ed olio sia per le bimbe che per me. Non capita tutti i giorni l’occasione di vedere in prima persona come nascono i prodotti che utilizziamo per la pelle dei nostri figli e soprattutto non capita spesso che un’azienda del genere apra completamente le sue porte spiegandosi e mostrandosi in ogni suo aspetto.
La sede Johnson di Pomezia è molto importante a livello internazionale, perché qui nascono e vengono spediti nel mondo prodotti utilizzati dalle mamme di svariate nazioni: quante volte capita che una multinazionale americana sposti parte della sua produzione in Italia, generando innumerevoli posti di lavoro (ad oggi più di 2000)? Questa la prima piacevole sorpresa, seguita dal piacere nel vedere l’approccio veramente informale dei dirigenti, che si sono messi a disposizione di noi blogger per rispondere alle domande più svariate (in pratica da “con che cosa è fatto l’olio” a “ma voi li usate i vostri prodotti sui vostri figli?”.
Sì, perché parliamoci chiaro: le fanatiche dell’INCI hanno tirato fuori non poche polemiche a livello web negli ultimi anni per il fatto che l’olio Johnson utilizzi paraffina e l’azienda non si è mai pubblicamente difesa.
Ora, come sapete io non sono una fanatica del naturale, biologico e perfettamente puro a tutti i costi, uso questi prodotti da sette anni semplicemente perché mi ciao amore trovo bene e non mi hanno mai dato problemi, ma è stato bello sentire la risposta al quesito sull’INCI posto da una delle mamme blogger: l’azienda non si è mai difesa perché: 1. la paraffina è vista come il male solo in Italia e solo per sentito dire e 2. volendo parlare di basi scientifiche, l’olio di vaselina (che perfezionato diventa paraffina) è il più adatto ed utilizzato per uso medico o cosmetico. Addirittura la vaselina è perfetta per i soggetti delicatissimi ed affetti da dermatite atopica, non essendo un olio di per sé occlusivo.
D’altra parte sempre alle fanatiche dell’INCI vorrei ricordare che la Johnson opera dagli anni Trenta anche in campo medico e che oltre alla linea Baby Johnson anche Aveeno e Penaten (tanto per citarne due molto noti e con ottima reputazione) sono prodotti qui; quindi io continuo a fidarmi come mi sono sempre fidata e come tante mamme fanno già dal lontano 1935. Non siete ancora convinte? Allora pensate che qui si producono prodotti medicinali anche per il Giappone, paese che ancor più degli USA adotta controlli severissimi e non ammette alcun tipo di impurità (pensate, ci raccontavano che per ogni lotto di pillole prodotte ed inviate in Giappone, cisono scatole in cui queste vengono aperte una ad una per i controlli di rito).
Oltre ad utilizzare quindi un olio assolutamente naturale di origine minerale (migliore di quelli vegetali per un utilizzo sulla pelle del bambino) e oltre a rendere quest’olio chimicamente inerte – ovvero INCAPACE DI ARRECARE DANNI ALLA PELLE – il Baby Johnson che arriva nelle vostre case non è testato su animali, è totalmente Made in Italy, è approvato dalla Farmacopea Europea e dalla FDA e subisce rigidissimi controlli non solo a livello microbiologico, ma anche a livello dei macchinari che vengono utilizzati per produrlo.
A proposito di macchinari e produzione, non potete immaginare che cosa significhi entrare nel cuore pulsante dello stabilimento tra tubi, cisterne, operai al lavoro e macchinari che imbottigliano 60 flaconi di olio al minuto per 24 ore al giorno! Soprattutto, la nostra guida era eccezionale: una donna della mia età, da poco mamma, responsabile di produzione, con più di 300 dipendenti sono di sé, che quotidianamente dialoga con i vertici italiani ed americani dell’azienda e delle autorità vigilanti. Un mito! Dalle sue parole traspare l’entusiasmo che si prova a lavorare per la Johnson: un senso di appartenenza e orgoglio dato anche dal fatto che qui le donne non solo non vengono ostacolate, ma addirittura 3 delle 4 figure chiave che comandano Pomezia sono donne! Che vi devo dire, una fantastica realtà per chi, come me e come tante mamme, è abituata a doversi giustificare per la malattia di un bimbo o anche solo per prendersi l’ora di allattamento che cispetta per legge! In effetti non molti lo sanno ma Johnson è un’azienda molto femminile e attivamente impegnata a promuovere livello mondiale la posizione delle donne in azienda, nonché le coppie di fatto LGBT: in questo caso, ad esempio, è bello sapere che l’assicurazione sanitaria è automaticamente estesa al compagno del dipendente, di qualsiasi sesso esso sia. Ovviamente però la prima forma di beneficenza della Fondazione Johnson (nata nel 2000) è quella verso i bambini, per cui sono attivi diversi progetti di beneficienza e di animazione ospedaliera per i bimbi ricoverati.
Interessantissima la visita al plant, ovvero la parte di analisi e controllo sulle varie componenti del prodotto e sul prodotto finito, in cui si entra solo ed esclusivamente con pass ristrettissimo e bardati al massimo per non contaminare nulla. E’ bello sapere che ogni flacone di prodotto ha superato test rigidissimi e che se capita che un prodotto presenti difetti a livello microbiologico dai test effettuati a campione (succede raramente ma succede), centinaia di migliaia di prodotti vengono richiamati in azienda da qualsiasi angolo del mondo (l’etichettà permette una tracciabilità assoluta, addirittura alla persona che ha lavorato il prodotto in quel determinato turno!). Sicurezza estrema dunque, che è unita all’attenzione per la sicurezza dei lavoratori: vi immaginate che in stabilimento ogni singolo scalino o specchio è contrassegnato e che è stato studiato un sistema per cui nessuno entri minimamente a contatto con vapori delle miscelazioni?).
Deliziosa la mezz’ora che l’ostetrica ci ha dedicato per illustrarci le tecniche del massaggio infantile, con curiosità a 360 gradi sul mondo del neonato. Lo sapevate ad esempio che la gestazione vera e propria continua per i primi tre mesi di vita del neonato e che quindi la sicurezza e la serenità del bambino si forma dal contatto costante e molto fisico con la mamma in questi primi 90 giorni? Oppure che è stato scientificamente provato che la ninna nanna permette le dimissioni precoci dei bimbi prematuri? Un’ultima chicca? I bimbi nati con parto cesareo non amano ricordare un’esperienza che per loro è stata non naturale e quindi traumatica. Se quindi durante il massaggio vedete che il vostro bimbo nato con cesareo piange quando arrivate ai piedini, è perché stimolandone la pianta state simulando l’effetto spinta che lui non ha provato.
Ultima curiosità, quella sul bagnetto, di cui Johnson si è fatta portavoce nel 2014 vista l’importanza sostanziale di questa pratica nel corretto sviluppo del neonato: in Italia tendono ad occuparsene le mamme, mentre i papà lo fanno solo per il 36% e il bagnetto viene visto come un compito per entrambi i genitori da 1/5 degli intervistati. All’estero invece più della metà dei papà (54%) fa il bagno al proprio bambino… Colpa di noi mamme italiane iperprotettive o di una cultura che ancora civuole prioritarie nella cura di un figlio fatto in due?