Mamma è sinonimo di felicità? Non sempre. La depressione post partum è in agguato e vi spiego come contrastarla.
Estate è buonumore, e’ gioia, è sentirsi libere. Ma oggi, dopo una discussione sul tema con uno di quegli uomini che sostengono che “la mamma deve fare la mamma ed essere felice”, io parlo di tristezza. Di quella che insorge spesso nelle neomamme, che si sentono inadeguate e pressate da famiglie che le vorrebbero perennemente sorridenti. Di quella tristezza – meglio conosciuta come depressione post partum – che interessa il 70% (avete letto bene) delle neomamme e che, in circa il 10% dei casi, porta a vera e peopria depressione, con rifiuto del neonato e forti crisi psicologiche.
I sintomi della depressione post-partum non sono diversi da quelli della depressione comune: perdita d’appetito, difficoltà a prendere sonno o al contrario stanchezza eccessiva, assenza d’interesse nei confronti del neonato e perdita di interesse nelle attività quotidiane. Apatia. Irrequietezza. Tutto e il contrario di tutto, perché la crisi è profonda e sembra senza uscita. La cura consiste solitamente nella somministrazione di antidepressivi, anche se spesso le madri rifiutano perchè sentono la pressione sociale del dover allattare a tutti i costi. Si pensa che questo pessimo stato psicologico sia legato ai cambiamenti ormonali che avvengono dopo il parto (stesso principio per cui durante il mese ci sono giorni in cui siamo intrattabili).
Questo giusto per ricordare a chi non vuol sentire che il fenomeno esiste e, ahimè, è piuttosto esteso. Ora che avete fatto leggere questo trafiletto a vostro marito, ecco alcuni consigli sul come aiutarvi a superare il tutto (solo alcuni esempi, la loro fantasia se vi amano davvero vi stupirà!).
-Aiutarvi nei lavoretti domestici e nel prendersi cura dei bambini, facendovi sentire meno oppresse.
-Lasciarvi piangere fino a diventare blu, ma sempre appoggiate alla loro spalla. -Ascoltare (non dico assecondare) e non stancarsi di farlo, perché i brutti pensieri possono essere tanti.
Ma soprattutto, prima di fare qualsiasi cosa, un uomo dovrebbe lasciare da parte i pregiudizi sulla figura femminile e chiedere alla propria donna come può rendersi utile, perché ognuna di noi ha esigenze diverse. Io, per esempio, mi sono salvata grazie ad un marito che mi ha concesso dei momenti in solitudine completa ascoltando musica e scrivendo. “Chiedere”, dice uno dei massimi esperti, il dottor Kleiman “è importante, perché quello che può sembrare ai mariti una buona idea, non lo è necessariamente per le mogli. Inoltre bisogna stare attenti a ciò che si dice: dire ad una donna di smettere di essere triste o di essere grata per avere un figlio, può avere effetti negativi, perché le donne hanno bisogno di sentire che le proprie famiglie accettano i loro sentimenti e le loro paure”. Infine, Kleiman incoraggia gli uomini a partecipare alle sessioni terapeutiche insieme alle proprie mogli, altrimenti rimangono a casa senza essere a conoscenza di ciò che sta accadendo.
Io vi dico solo che ci sono passata tre volte e in qualche modo vi dico che se ne esce. Basta non sentirsi sbagliate per ciò che si prova, avere il coraggio di sedersi ed ammettere che c’è un problema. E se intorno a voi nessuno è disposto ad ascoltarvi (cosa non rara) rivolgetevi ad un bravo psicologo… Non farà di voi una madre perfetta, ma sicuramente una madre felice!