Parto cesareo programmato, ecco quando è necessario e cosa aspettarsi. Qui il racconto dei miei quattro cesarei (programmati) e di cosa è successo
Il sogno di ogni mamma è un parto naturale, non troppo doloroso e che si concluda nel migliore dei modi. Ma non sempre questo è possibile, per svariati problemi riguardanti la gestazione o la salute di mamma e bambino. In molti casi infatti alcuni problemi riguardanti il decorso del parto portano inevitabilmente ad un parto cesareo, spesso di urgenza e dopo ore di travaglio. L’alternativa, quando si sospettano problemi di vario tipo, è ricorrere ad un cesareo programmato. Qui vi racconto la mia esperienza e vi spiego perché, a volte, questa sia l’alternativa più sensata.
Ho partorito la mia prima figlia otto anni fa, ero giovane e in salute e anche la bimba non aveva alcun tipo di problema. Nel corso del settimo mese ci siamo però accorti che non riusciva ad aumentare di peso e che il liquido amniotico era veramente scarso. Dopo aver valutato varie opzioni, la scelta è stata quella di fare delle cure a base di cortisone, così da far maturare bene i polmoni della piccola e farla nascere un mese prima, ovviamente programmando un cesareo. La bimba è nata così a 34 settimane e con un peso di due chili ed abbiamo evitato l’incubatrice perché respirava perfettamente da sola. Insomma, il mio parto da sogno in acqua non c’è stato, il tutto è stato estremamente medicalizzato e mi sono detta “ok, il prossimo andrà meglio”.
Peccato che “il prossimo” parto sia avvenuto dopo soli 13 mesi – sono rimasta incinta della seconda bambina quando la prima aveva appena 4 mesi – e che nessun ginecologo si sia preso la responsabilità di farmi partorire in modo naturale dopo un cesareo così ravvicinato. È stato quindi necessario programmare un nuovo cesareo, alla 38esima settimana per evitare di incorrere in problemi come contrazioni improvvise e difficoltà a raggiungere l’ospedale perché si sa, il rischio di rottura dell’utero con parto naturale dopo un cesareo è tanto più probabile quanto il cesareo è “fresco”. Anche il secondo parto è comunque andato bene e a parte il dolore post operatorio (non aspettatevi ahimè che il cesareo sia una passeggiata) sia io che la bimba eravamo perfettamente sane.
Terza gravidanza, a distanza di tre anni. Questa volta, mi sono detta, riuscirò ad avere un parto come dico io, cioè poco medicalizzato e magari doloroso, ma senza altre cicatrici (che poi le cicatrici non son tanto quelle fisiche, ma quelle mentali che il cesareo lascia inevitabilmente). E invece no, perché c’è un’altra situazione in cui il cesareo programmato si rende necessario: durante l’ecografia morfologica abbiamo scoperto che la nostra bimba ha un problema cardiaco, che rendeva necessario evitarle assolutamente ogni sforzo in fase di nascita (tra l’altro non sapevamo e lo avremmo saputo solo dopo un esame sulla bambina neonata se sarebbe stato necessario operarla subito). In quel caso, ovviamente, la mia preoccupazione era tutta rivolta alla bimba e non mi è interessato essere “aperta” di nuovo, ma ho dovuto fare molta più attenzione che durante le vicende precedenti, perché dovendo fare in modo che la bambina acquistasse più peso possibile in vista di una possibile operazione è stato necessario portarla fino al termine massimo della gestazione.
Il terzo cesareo è stato il peggiore, perché anche se Eva Maria non è stata operata è stata immediatamente trasferita in un ospedale pediatrico diverso dal mio e per poterla vedere per la prima volta ho firmato le dimissioni di mia spontanea volontà a 30 ore dal parto, facendo i turni vicino alla sua culla in cardiologia e tentando di allattarla, per poi andare a dormire in hotel da sola (il papà la notte stava con lei) e piangere per alzarmi dal letto per sette lunghi giorni. Però ne è valsa la pena, perché sono riuscita ad allattare e soprattutto a sentire il suo odore, che mi mancava moltissimo.
Tralascio di dire che tre cesarei sono pesanti per il fisico di una donna e che comunque non sia piacevole non poter affrontare per vari motivi un parto naturale. Diciamo che quando sono rimasta incinta del quarto è stato subito chiaro che sarei dovuta ricorrere al cesareo programmato. In molte tra le lettrici mi hanno scritto in privato e non dicendomi che dovevo inpuntarmi con il medico per avere un parto naturale e che spesso il ricorso al cesareo avviene per “faciloneria”. Anche se di solito non mi faccio influenzare, diciamo che ho voluto fare un tentativo chiedendo appunto al mio ginecologo se davvero, dopo tre anni, la possibilità di un parto naturale dopo tre cesarei mi fosse preclusa, forse perché questo è un desiderio anche un po’ mio.
La risposta che ho avuto è stata molto esaustiva ed oggettiva: se volete un parto naturale dopo uno o più cesarei bisogna misurare a livello ecografico lo spessore delle pareti uterine. Se, come nel mio caso, queste risultano troppo assottigliate, NON SI PUÒ tentare la via del parto naturale, perché la rottura dell’utero e quindi il pericolo di vita per la mamma e soprattutto per il piccolo è quasi una certezza.
Nel caso in cui, invece, le pareti risultino abbastanza robuste, potrete tentare con un travaglio di prova (comunque altamente medicalizzato) e magari riuscire, ma tenendo presente che in caso di complicazioni il cesareo questa volta sarà d’urgenza, con tutti i rischi del caso.
Insomma, tornando al principio, il cesareo programmato non è forse il parto che tutte vorremmo, ma spesso si rivela la strada più sicura per mamma e bambino (vi ho illustrato quattro situazioni tipo).