Devo trovare il modo di spiegare a me stessa che non ho più vent’anni. E non lo dico con rimpianto, per carità: a vent’anni ero insicura, perennemente in lotta con la bilancia e con me stessa e pensavo che non avrei mai trovato un sant’uomo che avesse vissuto la quotidianità con me. Per inciso, odiavo i bambini e dicevo che non sarei mai diventata mamma. Però a vent’anni ero piena di sogni, il primo dei quali fare la scrittrice da grande e scrivevo, scrivevo in ogni momento del giorno e soprattutto della notte.
Sono le tre e mezzo di notte di una qualsiasi giornata lavorativa e io sono qui, pc appoggiato alle ginocchia, film, tazza di latte con cereali al cioccolato e cervello che ha voglia di creare. Sarebbe tutto perfetto, se non avessi un fagottino che mi dorme accanto e che tra poco si sveglierà cercando il suo biberon.
Questa è l’unica cosa che mi pesa dell’essere mamma, dovermi ingabbiare in orari che non sono i miei, io che ho sempre vissuto di notte come un vampiro e che fino alle 11 di mattina non ricordo neanche come mi chiamo. E ci sono notti come questa, in cui mi va tutto stretto e per quanto ami le mie figlie torno a rimpiangere il tempo in cui avevo il tempo di sognare e soprattutto di scrivere.
Sono convinta che il “diventare mamma” non impliche di per sè un cambiamento: non è che ci si sveglia mamme e tutto ciò che abbiamo sognato, le nostre abitudini, aspirazioni scompaiono… Non per me almeno. Mi sono chiesta per tanto tempo se questo fosse un difetto, un “non essere abbastanza” ma oggi, dopo cinque anni e tre figlie, capisco che non è così. Semplicemente, essere mamme non significa cambiare radicalmente la propria natura e chi lo fa alla lunga ne soffre. Essere mamma è amare, mettersi sempre in discussione, porsi sempre in secondo piano, ma alla fine la natura di ognuna di noi continua ad essere quella; ed è questo, il nostro particolare modo di essere, i nostri desideri, il nostro vivere a modo nostro, che ci rende diverse e speciali agli occhi dei nostri figli.
Le mie figlie più grandi sanno che mamma ama di più guardare i film ed addormentarsi sul divano che non leggere le fiabe, che non vuole essere troppo disturbata mentre scrive e tante altre cose. Ma sanno anche che queste cose per lei sono ancora più belle se ci sono loro vicine, una che mi dorme sulle ginocchia e l’altra che mi chiede grattini sulla schiena mentre guarda con me l’ultimo thriller uscito e mi ripete “mamma, ogni tanto spegni il telefono”.
Sono una mamma “poco mamma”, che ancora sogna e cerca il proprio personale benessere, fatto di tante piccole cose che poco si adattano all’immaginario della mamma italiana e mi sono tanto colpevolizzata (e sono stata colpevolizzata, ovviamente) per questo mio non assoggettarmi alle regole del comune borghesismo genitoriale. Ma vi dico una cosa: sono convinta che conservare i miei sogni irrealizzabili, i miei spazi, le mie stranezze, mi permette di essere una mamma mai noiosa e piena di risorse. E quando Occhi Blu mi dice che sono la mamma più fantastica del mondo, capisco anche che chissenefrega, non sarò tanto “normale”, ma sono fiera di quella che sono.