Dopo il triangolo tra Seredova e D’Amico, Buffon racconta in un libro la lotta contro depressione e attacchi di panico: “Pensavo di morire”
Di lui abbiamo parlato più che altro del triangolo tra Alena Seredova – madre dei suoi primi due figli – e Ilaria D’Amico, da cui ha avuto Leopoldo Mattia, 2 anni. Ora che ha trovato la tranquillità a livello familiare e che ha lasciato la Juventus, l’ex portiere bianconero racconta in un libro il difficile periodo di attacchi di panico e depressione.
“In un periodo per me molto buio, mi è capitato di visitare la Galleria d’ Arte Moderna a Torino, e lì ho notato un quadro in particolare – “La passeggiata” di Chagall, olio su tela del 1918, ndr. – Ne sono rimasto talmente affascinato da ripresentarmi 24 ore dopo al museo. Mi ha dato una scossa positiva, per qualche minuto mi ha reso contento. Nell’ultimo anno avevo perso la gioia di vivere, non davo più sollecitazioni al mio cervello per sottrarlo alla fissazione in cui era caduto. Il quadro di Chagall mi ha insegnato che anche le piccole cose avrebbero potuto, piano piano, trascinarmi fuori da quella melma. Ho iniziato a leggere tanti libri. Mi sono anche iscritto a un corso di chitarra”.
Sentivo il buio prima che il buio arrivasse per davvero. Peggiorava il corpo, peggiorava la mente, quello stato di me così arrendevole, che non conoscevo, mi accompagnava nel baratro di mille domande. Cosa sta accadendo? Perché proprio a me? Ma non sono bello, ricco e famoso?
“Non potrò mai scordare una sfida di campionato contro la Reggina, in casa. Prima della partita, durante la fase di riscaldamento, mi è venuto un fortissimo attacco di panico – svela – Davanti a tutti. Nessuno si accorgeva di niente e questo mi faceva sentire ancora più solo. (….) Il cuore batteva a mille, il respiro diventava sempre più affannoso, pensavo di morire, pur sapendo che non sarebbe accaduto (…)”.
“Lì, in quel preciso momento, devo dire che sono stato bravo, perché con quel poco di lucidità che mi rimaneva sono riuscito a scavare nelle mie risorse migliori, quelle dell’ orgoglio, dell’amor proprio e dell’amore verso il lavoro. Con quel briciolo di razionalità, trascorsi i fatidici cinque minuti, mi sono detto: ‘Se molli adesso e scegli la scorciatoia, scegli di non giocare, lo farai ogni volta che sarai in difficoltà’. Mi sono reso subito protagonista di una parata importantissima su Cozza, quando il risultato era ancora fermo sullo 0-0. Alla fine abbiamo vinto noi, 1-0. Quella parata ha rappresentato per me una scossa clamorosa, ha funzionato da elettroshock”.
La fine del repporto con Alena Seredova lo ha messo a dura prova, perchè, come lui stesso ha dichiarato “si tratta comunque di un fallimento”. Oggi, tra l’altro, i rapporti tra i due non sono per nulla buoni. Ma anche l’esclusione dell’Italia dal mondiale 2018 è stato un duro colpo:
“Ho pianto per lui”, ha raccontato in un’intervista a F Ilaria D’Amico.“I minuti prima del fischio finale sono stati i peggiori: guardavo ormai solo Gigi e continuavo a pensare ‘questa sarà una mazzata’ (…) Il mutismo di quel viaggio di ritorno in macchina non lo dimenticherò mai, Gigi era un uomo dilaniato; l’unica cosa che puoi fare in quel momento è coccolare. Accudire… Lasciare che ci sia un silenzio dove però c’è una carezza costante” (…). Ho continuato a piangere senza che lui mi vedesse, per come era sofferente: il dolore di chi ami vorresti caricartelo sulle spalle e portarglielo via. Poi ti rendi conto che l’altro ha delle risorse molto più grandi di quelle che pensi, e dopo le prime terribili 48 ore è ripartito”.