Premesso che ho fatto gli auguri a mio padre un giorno prima (la testa è quella che è), un altro anno passa, io invecchio e invecchia nuche lui. Relativamente, nel senso che è un papà e soprattutto un nonno giovanissimo, ma invecchia. E lavora da matti come sempre, ma sempre più stanco e mi dispiace.
Mio padre mi ha cresciuta da solo dall’età di 12 anni; in realtà lo ha fatto da sempre, ma quello è stato il momento in cui siamo andati a vivere da soli, io e lui. E ha commesso tutti i relativi sbagli che un padre solo possa commettere con una figlia femmina adolescente e ribelle. Ma senza darmi troppi divieti: le conseguenze, mi ha sempre spiegato, si pagano sulla propria pelle, quindi attenta a quello che fai. Me lo ha detto anche oggi, prenditi colpe e responsabilità; ma all’atteggiamento apparentemente duro affianca la frase magica “comunque io ci sono, sbagli o non sbagli, perché i figli si amano e si cerca sempre di sostenerli, anche dove meriterebbero un bel te l’avevo detto”. Non le capivi queste frasi prima, ma ora che ho tre figlie sí. Tante cose non capivo, che ora invece ammirò e leggo come assoluta dedizione ad una creaturina arrivata troppo presto e che lo ha costretto a crescere da un giorno all’altro.
Mio padre è padre di tre figli, da due mogli diverse. Io sono madre di tre figlie da due mariti diversi… Mi verrebbe da dire che la storia si ripete, che noi diamo esempi e stereotipi difficili da scardinare; in realtà forse sono solo coincidenze, fatto sta che se io riuscissi a dare a loro la metà di ciò che lui ha dato a me (sí, colazione a letto e film horror a tre anni compresi!) ringrazierei il cielo. Grazie papà, per ieri, per oggi, per tutti i giorni in cui sarai con me.