E’ toccato anche a Christian Dior by Raf Simons a sfilare. Sceglie una stratificazione tra passato e presente, come ormai ci ha abituato da qualche stagione. Ha stupito, ma non sempre in senso positivo.
Parco di un museo storico è la location dove è stata presentata la collezione con decorazioni dirompenti e squisite. Come vi ho già anticipato nell’anteprima, i vestiti sono una stratificazione maliziosa di passato e presente: una visione del 1960 nel 21° secolo. Come lo stesso stilista dice “c’è un senso di romanticismo degli anni ’50, così come della sperimentazione degli anni ’60 e nella liberazione degli anni ’70.
L’approccio di Raf Simons è sicuramente rivoluzionario nei confronti dell’Haute Couture. Non più solo abiti da Red Carpet. Il suo è un approccio fresco e dotato di curiosità intellettuale. Ma è anche vero che noi con l’Haute Couture vogliamo un po’ sognare?
La passerella è caratterizzata da abiti, cappotti stampati in plastica, crop top dritti abbinati a gonne lounguette, plissè strutturate e molto più ampie. Altri abiti riccamente adornati da pailettes e glitterati. Troviamo gonne a ruota, abiti a trapezio e tute mimetiche. La stampa geometrica conquista con i suoi colori delicati e particolari allo stesso tempo.
I materiali coesistono in armonia: PVC, pizzo, cristalli, seta e pelle. Molto belli anche gli accessori. Stivali in vinile nei colori accesi e particolarissimi tacchi a gabbia in metallo.
Quello che meno mi è piaciuto, ma sicuramente moltocoerente con le dichiarazione e con quello che lo stilista ha rappresentato, è stata la praticamente assenza di abiti da sera. Solo accenni su alcuni modelli smanicati con strutture settecentesche e caratterizzati da pizzi macramè. Fantasie astratte fanno da padrona, per non parlare delle jumpsuit – collant.
Voi che opinione vi siete fatte? Secondo voi Raf Simons ha cancellato il DNA della Maison Dior oppure lo sta rivoluzionando, mostrando un nuovo modo di fare Haute Couture?