Non so voi (che magari siete molto più brave di me) ma ci sono momenti in cui guardo alla mia vita e dico “cazzo sto facendo?”. Momenti in cui magari mi sembra di fare tanto – è praticamente parlando faccio tanto, bastasse anche il solo stare dietro a quattro figli entro gli otto anni – ma in realtà sono completamente immobile.
Nei momenti in cui me ne accorgo, in genere, mi manca il fiato. Ho fatto tanto, sto facendo tanto, ma in realtà non mi sono mossa da lì, da quella cosa che mi ha fatto tanto male, da quella insicurezza, dal momento in cui ho detto un “sì” che in realtà era un bastardo e categorico NO.
Sono momenti di stasi che non fanno per me, che mi fanno arrabbiare terribilmente, ma che paiono far parte della mia natura. Ho detto un sì, pensavo un no e sono rimasta immobile a guardare me stessa che si auto tradiva per mesi. Mi hai fatto del male, non l’ho superato, ma faccio finta che sia così per non darti troppo fastidio (perché in fondo sono una ragazza educata). Ho avuto paura di fare quel viaggio da sola, non l’ho fatto, eppure sono lì immobile a pensare ogni giorno a quanto sono stata stupida.
C’è una bellissima canzone dei Tiromancino (che peraltro detesto perché mi portano alla depressione più nera) che fa così:
Vorrei imparare dal vento a respirare
dalla pioggia a cadere
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
e avere la pazienza delle onde di andare e venire
ricominciare a fluire
E diamine, in questi giorni di (incredibile) vacanza da sola con mia figlia mi è venuta in mente in maniera insistente. Lei era lì col suo secchiello che disegnava cuori sulla riva e quelle stronze delle onde venivano e cancellavano tutto; non gliene fregava nulla dei suoi pianti, non c’era modo di fermarle, se erano appena più alte a cinque o sei metri dalla riva sapevi che sarebbero scese lunghe ed inesorabili a cancellare quelle amabili tracce sulla sabbia.
E il vento, la meraviglia del vento che ti spettina i capelli appena fatti dal parrucchiere e ti fa volare via il tuo cappello preferito proprio mentre tu sei intenta a goderti la vita senza pensieri passeggiando in un pomeriggio assolato. Stronzo anche lui? Menefreghista, direi.
Ci sono le onde che ricominciano a fluire anche quando tu costruisci castelli bellissimi in riva al mare ed il mare sembrava calmo, c’è il vento che soffia all’improvviso aggrovigliandoti capelli e pensieri. E non gliene frega nulla. Proprio come dovrebbe essere per noi molte volte: quella persona ti ha fatto del male? Fluisci, sei come l’onda e nulla ti può fermare. La tua vita è così dannatamente e razionalmente ordinata che temi di rompere tutto solo spostandone un misero pezzetto? Fai come il vento, scompiglia tutto, e se qualcosa alla fine rimarrà è solo perché era ben saldo.
Scorrere, fluire, andare avanti… Alla fine, aldilà dei giusti pensieri filosofici e di amore, noi siamo fatti per questo e non esiste dolore o rottura che ci possa impedire di farlo. Anche se a volte sembra tanto faticoso e se ci vuole tanta pazienza. La pazienza delle onde.