Dissertazioni sparse sul tema del rispetto e su come un per favore, grazie, scusa servirà ai vostri fili per non diventare dei futuri adulti stronzi
In questi giorni mi è capitato molto di riflettere sul significato del termine “rispetto” ed “educazione”. Mi hanno fatto notare che le mie figlie più grandi (una delle quali in piena preadolescenza) hanno iniziato a rispondere male alle persone “di casa”, non con parolacce ma con cose del tipo “io faccio come mi pare” o “stai zitto/a”. Sì, proprio loro che sono indicate dalle rispettive maestre come l’esempio della bambina perfetta (eccheppalle, non voglio un figlio perfetto!), proprio loro che come prima parola dopo mamma e papà hanno imparato grazie e per favore.
Dove ho sbagliato?
Mah, me lo sono chiesta molto, anche perché ovviamente nessuno si prende la briga di dire quanto siano brave ed affidabili in altre cose e mi sono sentita colpevole di questa cosa.
Insomma, evito di dire le conclusioni a cui sono giunta, posso dire solo che ho chiesto il parere di una persona molto più esperta di me in queste cose e che sto seguendo le sue indicazioni per spiegare alle bambine che la rabbia per un “no” o per qualsiasi altra cosa si può sfogare in mille altri modi, ma soprattutto che in casa mia vige e resta una prerogativa: il rispetto.
Cos’è il rispetto secondo me? Quella cosa per cui se io faccio una cosa per te tu mi dici grazie e se ne ho bisogno ne fai altre per me; quella cosa per cui se tu non chiedi per favore, l’acqua ti alzi e te la prendi da sola, quella cosa per cui se mi rispondi male e non chiedi scusa non è affatto scontato che io poi debba fare qualcosa per te.
Certo, sono tua madre, ti darò sempre modo di renderti conto in maniera dolce che ti sei comportata male, ma non sono e non sarò mai qui a priori.
La presenza e il fare delle cose implicano rispetto, implicano il non dare per scontato e se non ne hai – e ti ho dato tutte le basi per impararlo – puoi piangere o arrabbiarti quanto vuoi, ma io al massimo conterrò la tua rabbia finché non chiedi scusa.
Lo so, questo discorso non piacerà a molte mamme: molte mamme sono schiave dei loro figli, li considerano degli dei solo per il fatto che hanno fatto loro il dono di nascere e dare un senso alla loro esistenza, li venerano e pensano di far loro del bene non facendosi dire “grazie” o “per favore” per nulla, perché loro sono lì per servirli. Io no. E non lo saranno tutte le persone che incontreranno nella loro vita.
Volete crescere dei futuri adulti stronzi (senza distinzione di genere)? Fategli credere che la tavola si apparecchia da sola, che se vi trattano male non importa, tanto siete lì, che non c’è bisogno di dire “per favore” in casa, tantomeno “scusa”, perché le cose passano da sole.
Oppure insegnate loro che nulla è dovuto o scontato, nè da parte di un genitore, nè di parte di un figlio (e qui conta il buon esempio), nè di chiunque altro. Forse si faranno un piantino un più, ma se ne risparmieranno tanti da grandi.