Pensiero magico, litigi, creatività: ecco tante curiosità sul gioco per i bambini (e la video-testimonianza di Greg:)
Il gioco: cosa c’è di più naturale per un bambino? Se siete mamme o avete esperienza con i bambini saprete però che il gioco ricopre molte funzioni, oltre al puro divertimento e ci sono tante curiosità sull’argomento che anche io – da mamma di quattro figli – ignoravo totalmente fino alla scorsa settimana, quando ho partecipato ad un evento molto interessante.
L’occasione era la presentazione dei risultati di una ricerca dedicata al mondo della prima infanzia commissionata da Fisher-Price, illustrati da Cristina Liverani (Doxa) e commentati dalla pedagogista dott.ssa Elena Urso. Tutte noi mamme siamo andate convinte di conoscere già tutto sull’argomento e invece… Invece no.
Ecco le risposte fornite dall’esperta alle nostre domande e ai dubbi che un po’ tutte abbiamo!
Quale funzione ricopre esattamente il gioco nel bambino?
Attraverso il gioco il bambino scopre se stesso e gli altri, è il suo metodo per confrontarsi con il mondo e scoprirne i limiti e per iniziare ad interagire. E sapete qual è la cosa bella? Che anche noi adulti, genitori e nonni, con il gioco continuiamo a scoprire lati di noi che non conoscevamo!
Sento spesso parlare di “pensiero magico” legato al gioco. Di cosa si tratta?
Il pensiero magico è parte integrante della psicologia del bambino, fino ad una certa età e coinvolge anche il gioco. Avete presente il bambino che tenta di buttarsi dalla finestra aperta? Non è pazzo, lui crede DAVVERO grazie al pensiero magico di poter volare! E allo stesso modo i pupazzi parlano, i cibi di plastica della cucina sono buonissimi, ecc.
E’ giusto spiegare a mio figlio il modo corretto di giocare?
Qui il “no” è perentorio. Non esiste un modo corretto di giocare e il criterio di “regola” e “obbligo” per il bambino piccolo non esiste (ed è giusto così): il bimbo deve essere lasciato libero di sperimentare ed esprimere se stesso senza condizionamenti. In questo i nonni sono molto più bravi, perchè non hanno l’ansia educativa che caratterizza i genitori, soprattutto quelli al primo figlio.
Cosa deve fare il genitore quando il bimbo chiede di giocare con lui?
E’ vero, abbiamo tutti poco tempo, ma dobbiamo ascoltare di più i bimbi: il che significa giocare con loro se lo chiedono, ma anche semplicemente osservarlo senza essere parte attiva. In questo mamma e papà sono molto diversi: se la mamma è più propensa ad assecondare il modo di giocare del figlio e a prestarsi ad interpretare parti imposte dal figlio, il papà trova più difficolta: molti papà entrano in competizione nel gioco, che finisce in lacrime, poichè a questa età la sconfitta è una frustrazione non positiva che i piccolini non sono in grado di elaborare.
A questo proposito, è giusto far vincere sempre il bambino?
Fino a 4/5 anni sì, il bambino va fatto vincere: non è infatti in grado a livello cognitivo di capire che con un adulto è normale perdere – sarebbe ancora una frustrazione negativa – e che non può comportarsi come con un suo coetaneo se perde (litigare o andare ciascuno per la propria strada). Sarà il bambino stesso a farci capire che è pronto a perdere, perchè inizierà a farci notare che lo lasciamo sempre vincere.
Sul tema “litigio” legato al gioco come la mettiamo?
Giocare insieme, specialmente se parliamo di fratelli, non è affatto facile, perchè i bimbi cercheranno reciprocamente di attirare l’attenzione dell’adulto (in questo caso la mamma). Ma ecco, i bambini vanno lasciati liberi di litigare: se c’è sempre un mediatore, saranno adulti non in grado di gestire conflitti e possiamo affermare che molti adulti NON SANNO LITIGARE perchè non stati lasciati liberi di farlo da piccoli.
Come faccio a far smettere mio figlio di giocare quando è il momento senza drammi?
Il gioco è una cosa molto seria, se lo interrompiamo per mangiare, dormire, uscire è un problema perché i bambini loro NON AMANO LA SORPRESA. Fino ad una certa età infatti i bambini non sanno prefigurarsi un futuro anche breve e la sorpresa non essendo prevedibile li destabilizza. Ecco perché è bene anticipare ed avvertire nostro figlio con frasi tipo: “guarda che tra 5 minuti si mangia e dovrai smettere di giocare”, “quando finisce questa canzone dovrai mettere in ordine i giochi perchè dobbiamo uscire”, ecc.
Allo stesso modo, di fronte ad un bambino piccolo che sta giocando, non cambiate stanza senza avvertirlo: fino ai due anni lui interpreterà questa cosa così: “se la mamma cambia stanza e io sto giocando la mamma non esiste più”. Insomma, parlate con i vostri bimbi!
Come mi oriento nella scelta del gioco?
E’ giusto proporne un solo gioco alla volta per non distrarre il bambino?
Fino alle elementari il bambino si deconcentra ogni 2/3 minuti e a sei anni il suo livello di concentrazione arriva a venti minuti massimo: ecco perchè per i bambini piccoli è giusto optare per un gioco che offra ripetizione nei movimenti e nei suoni, che li aiuta a “non perdere il filo”.
Sarà il bambino stesso a mostrare la sua preferenza per un tipo di gioco piuttosto che per un altro e se i nonni regalano troppi giochi (i nonni italiani secondo la ricerca ne regalano anche più di uno al mese), non temete: non è vero che molti giochi creano indecisione, i bimbi hanno una forte capacità distraente, scelgono i loro preferiti e ignorano gli altri
Il mio bambino a volte mi dice di annoiarsi, cosa faccio?
Non abbiate paura della noia: la noia è fondamentale, è la “cura della creatività”, la stimola proprio grazie alla noia e al cercare un “rimedio” i bambini imparano a passare autonomamente da uno stato di dispiacere a uno di piacere. Il fatto di capire che possano uscirne da soli sarà una bella palestra per l’adolescenza, perchè non rischieranno di venirne sopraffatti.
Insomma, è proprio il caso di dire: “gioco, quindi sono”!
Scoprite nel video in evidenza i “veri pensieri” di Greg durante il gioco!
Post in collaborazione con Fisher Price