Come insegnare ad un bambino che “diverso” può e deve diventare “speciale”? Ci hanno pensato Sobi e Carthusia con L’Unicorno, una magica fiaba illustrata
Qualche settimana fa ho partecipato insieme ad Eva Maria una favola intitolata “l’Unicorno”. A leggerla, la meravigliosa voce narrante di Lella Costa, nella splendida cornice de I bagni Misteriosi di Milano.
Il libro “L’unicorno” è un albo illustrato di Beatrice Masini e Giulia Orecchia, due nomi celebri della letteratura per l’infanzia, che hanno prestato la loro creatività per inventare e illustrare una favola nell’ambito di un progetto di sensibilizzazione per aiutare grandi e bambini a conoscere e parlare dell’emofilia e non aver paura della diversità.
Emofilia, cos’è?
Si tratta di una malattia genetica ereditaria per cui, a causa della mancanza di un fattore coaugulativo nel sangue, una persona è sottoposta a violente emorragie, anche a fronte di traumi lievi (ok, l’ho detto molto in breve, ma il discorso è molto più complesso).
E’ una condizione che purtroppo conosco perché in gravidanza ho scoperto di esserne una portatrice sana – nelle donne raramente questa malattia si manifesta, ma non è poi così raro essere delle portatrici sane – per cui ho dovuto sottopormi e sottoporre i miei bimbi prima e dopo la nascita a molti screening particolari.
L’emofilia, oggi, si può combattere
Sobi, multinazionale farmaceutica che combatte le malattie rare, è stata la prima a immettere sul mercato due molecole con l’obiettivo di poter migliorare le vite dei pazienti.
Ma la stessa Sobi ha pensato anche che, per migliorare davvero le vite di questi piccoli e grandi paziente, fosse importante sensibilizzare le persone sul tema emofilia.
E così è nato il libro “L’Unicorno”, edito dalla casa editrice Carthusia
Sobi ha fortemente creduto che questo libro potesse contribuire alla causa ed ha avuto ragione. L’Unicorno è una fiaba che colpisce dritto al cuore, a tutti i livelli di lettura.
Da studiosa d’arte, ricordo quando i miei professori di arte medioevale mi spiegavano che le immagini del tempo erano rappresentazioni da leggere a più livelli, perché ciascuno, secondo la propria cultura ed esperienza, potesse capirne il significato.
Un bambino, anche nel momento in cui inizia a leggere, è molto più ricettivo alle suggestioni visive e metaforiche, per cui l’immagine dell’unicorno dal mantello candido che sa di essere speciale – attenzione, non DIVERSO – arriva dritta anche al cuore dei più piccini.
Nessuno ha un manto bianco come il piccolo unicorno, tantomeno un corno e lui lo sa: sa che ha una particolarità che lo porterà a sporcarsi molto di più dei suoi amichetti nel momento del gioco e che magari il suo corno potrebbe spezzarsi, come quello del suo papà. Ma sa anche che davanti c’è tutta una vita da vivere e starà a lui soltanto decidere come farlo: non rischiando di sporcarsi, oppure scoprendo il mondo che gli gira attorno.
E il finale di questa meravigliosa fiaba illustrata resta aperto, perché ognuno può terminarla come meglio crede: io ho chiesto alla mia bimba di sei anni di farlo e mi ha scritto cose bellissime (che non riporterò), che hanno un significato per noi, la speranza. E anche lei è SPECIALE – non diversa – non per l’emofilia ma per un’altra malattia genetica che rappresenta un po’ la nostra spada di Damocle.
Finita la lettura, devo dire che molte di noi avevano le lacrime agli occhi, io in primis… Quando poi è stato chiesto ai piccoli con emofilia di alzarsi, e mostrare che sono esattamente come tutti gli altri bambini, ancora di più.
In cuor mio ho sempre la speranza che la malattia di mia figlia non le pregiudichi nulla nella vita, ma poi come spiegarle gli esami, le terapie? Ecco, questo libro mi sta aiutando molto.
Ho raccontato a Eva che anche lei ha è un piccolo unicorno bianco, che deve essere felice di mostrare il suo mantello candido e sporcarselo tutte le volte che vuole, perché io sarò sempre lì a ripulirlo.
E anche i bambini che fortunatamente non hanno alcuna malattia possono capire attraverso queste pagine che il “diverso” è una persona speciale che vive intorno a loro, spesso senza che se ne accorgano.