Perchè ho partecipato ad Amazon Goes Gold, l’iniziativa con cui Amazon aiuta la ricerca sul tema dei tumori infantili
Quest’anno ho scelto di prendere parte fattivamente all’iniziativa Amazon Goes Gold, con cui Amazon in tutto il mondo ha sostenuto la ricerca sul tema dei tumori in età pediatrica.
Chi mi ha seguito nei social sa che il mio percorso con il progetto Amazon Goes Gold è stato articolato in più tappe ed è iniziato nel mese di settembre. Settembre è infatti in tutto il mondo il mese dedicato alla sensibilizzazione sul tema del cancro in età infantile.
Pensate che solo in Italia si ammalano di tumore e leucemia circa 2.200 tra bambini e adolescenti. Un dato terribile, una diagnosi che nessuno vorrebbe sentirsi riferire.
Proprio grazie alla ricerca negli ultimi anni circa l’80% dei pazienti in età pediatrica guarisce e questo è un dato confortante, ma c’è un ma.
Negli ultimi 10 anni in Europa, il rapporto sulla sperimentazione di nuovi farmaci anticancro è drammaticamente esiguo quando si parla di piccoli pazienti: a fronte di 90 nuovi farmaci, solo 2 sono quelli studiati per l’età pediatrica.
Amazon Goes Gold si propone questo: sensibilizzare sul tema dei tumori in età infantile, ma anche contribuire in prima persona (solo in Italia questo progetto ha portato Amazon a stanziare 100mila euro in favore di 11 strutture tra ospedali e associazioni sparse sul territorio).
Che poi, ce lo ha spiegato bene il dottor Milano dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, quando si parla di cancro in età pediatrica (0/14) si parla di “paralizzare” un’intera famiglia, di cure, ovviamente, ma anche di supporto psicologico e pratico per tutti i suoi componenti.
Obiettivo della campagna è principalmente focalizzare l’attenzione sull’incredibile lavoro svolto dagli ospedali e dalle associazioni impegnate nella ricerca di cure per il cancro infantile e nel sostenere le famiglie dei bambini affetti dalla malattia.
Vi ho parlato del Bambino Gesù di Roma perché nel 2019 Amazon ha scelto di sostenere in Italia strutture sanitarie ed associazioni situate nei dintorni alle proprie sedi in Italia, tra cui questa, di fama internazionale.
Quindi, dopo aver dedicato la giornata del 19 settembre alla visita dello stabilimento Amazon di Passo Corese (RI) rigorosamente in pigiama – Amazon donava infatti 5 euro per ogni visitatore o dipendente in pigiama -qualche giorno fa io, due mie colleghe e il team Amazon Goes Gold ci siamo recati in questo ospedale per consegnare i doni scelti da voi lettrici nelle Stories.
Conosco (ahimè) bene la ludoteca del Bambino Gesù ed entrarci implica ogni volta una grande emozione… Portare dei doni che possono semplicemente intrattenere e allontanare mentalmente un bambino o ragazzo dalla propria malattia E’ UN DONO. Sapere che le attrezzature che hai portato supporteranno i vari laboratori (come quello di doppiaggio) è bello e fa piacere.
E qui vi voglio, voglio soprattutto quelle che questa iniziativa l’hanno criticata: secondo voi se potessi curare anche solo uno di questi bambini, non lo farei? La verità è che non posso, non può Amazon, non può nessuno, se non LA RICERCA. Quindi mentre la ricerca, supportata anche da iniziative come questa, fa il suo lavoro, io e le mie colleghe abbiamo cercato di portare sorrisi, momenti di spensieratezza, strumenti utili a far dimenticare a questi ragazzi, anche solo per un minuto che loro NON SONO la loro malattia.
Anche piccoli gesti come questo, un dono, un sorriso, sono azioni che possono fare la differenza nella lotta di questi bambini e ragazzi
Una lotta che spesso si risolve positivamente, ma che è ancor più complicata quando tocca un’età, come quella dell’infanzia e l’adolescenza, durante cui si costruisce la propria identità e si fanno progetti per il futuro.
Ecco perchè quella giornata passata in pigiama come segno di vicinanza ai piccoli malati, o quei doni raccolti grazie ad Amazon Goes Gold – non sto a parlare della donazione fatta da Amazon – sono molto più di quello che sembrano: sono azioni che vogliono portare un pò di normalità e spensieratezza dove di normale e spensierato c’è poco. Perchè non è normale nè naturale che un bambino si ammali e ognuno di noi può sostenere la ricerca attraverso iniziative come questa.